Microbiota intestinale e infiammazione: un circolo vizioso

L’infiammazione cronica di basso grado è una condizione persistente capace di accelerare i processi di invecchiamento a livello sistemico interessando l’intero organismo. Si tratta di una condizione che non ha sintomi visibili e per questo motivo viene anche definita silenziosa e quindi subdola perché associata all’insorgenza delle malattie cronico-degenerative. Tra i fattori in gioco nel sostenere l’infiammazione cronica di basso grado sono stati identificati le infezioni croniche, la sedentarietà, l’obesità (soprattutto a livello viscerale), le abitudini alimentari non corrette, vari tipi di stress psicologico, l’esposizione a xenobiotici (tra i quali nicotina, insetticidi, inquinanti…) e la disbiosi intestinale.

Negli ultimi decenni molti studi hanno messo in evidenza la stretta relazione tra infiammazione cronica di basso grado e la salute del microbiota intestinale, le modificazioni della composizione del microbiota (sia per numero che per tipo di batteri che vi abitano) associate all’invecchiamento.

Il microbiota intestinale è composto da un numero elevatissimo di microrganismi (definiti anche flora intestinale) che colonizzano (abitano) il tratto gastrointestinale dove svolgono importanti attività metaboliche; hanno un ruolo nella difesa dell’organismo contro i patogeni e anche nella regolazione del sistema immunitario.

Con il termine il microbioma generalmente si intende invece il genoma collettivo della comunità di microrganismi, ovvero l’insieme dei geni. Anche le pareti dell’intestino svolgono una funzione importante sia di barriera fisica e protettiva sia funzionale, per il mantenimento di un buon sistema immunitario. Le pareti del nostro intestino sono infatti sede di cellule immunitarie che ci difendono dagli attacchi sia di patogeni che di prodotti tossici potenzialmente dannosi per la nostra salute.

La salute dell’intestino è influenzata dall’alimentazione e dalle abitudini alimentari. Numerosi studi hanno dimostrato che uno stile di vita sedentario e associato a cattive abitudini alimentari, caratterizzate dal consumo di alimenti ad alta densità energetica, ricchi di grassi e zuccheri, e da un ridotto consumo di fibra alimentare ha un effetto negativo sulla composizione e varietà del microbiota intestinale.

Gli acidi grassi a catena corta (come ad esempio il butirrato), prodotti dalla digestione batterica delle fibre, aumentano con le diete a base vegetale e promuovono la varietà di ceppi batterici benefici nell’intestino stimolandone la crescita. Anche il contenuto di grassi della dieta, in particolare gli acidi grassi polinsaturi, modulano la salute dell’intestino: un elevato rapporto tra omega-6 e omega-3, tipico delle diete di occidentali, è associato ad effetti pro-infiammatori, mentre un elevato consumo di omega-3 (naturalmente presenti in noci, pesce azzurro e semi di lino) e gli acidi grassi monoinsaturi (olio extra vergine di oliva e avocado) hanno un effetto antinfiammatorio.

Quando nel microbiota sono abbondanti i batteri “buoni” (che hanno un effetto benefico sullo stato di salute) a scapito di quelli “cattivi” (che invece non promuovono uno stato di buona salute) si parla di eubiosi, ovvero di una condizione di equilibrio. In questa condizione si promuove il mantenimento di una mucosa intestinale sana e un’attività antinfiammatoria. Lo squilibrio della flora intestinale (disbiosi), caratterizzata da un’abbondanza dei batteri cattivi a scapito di quelli buoni, causa la distruzione della mucosa intestinale e promuove uno stato infiammatorio.

Anche l’integrità della parete intestinale è capace di influenzare la salute dell’intestino. Si definisce sindrome dell’intestino gocciolante (leaky gut syndrome) una condizione infiammatoria che si instaura a carico della mucosa intestinale quando le giunture tra le cellule che costituiscono la barriera dell’intestino si allentano tra loro. L’aumentata permeabilità della parete intestinale permette il passaggio di molecole potenzialmente dannose che penetrando la mucosa vanno in circolo nell’organismo.

Quando si realizza una eccessiva traslocazione di prodotti intestinali si scatenano i processi infiammatori silenti che si ripercuotono a livello sistemico: le sostanze patogene che circolano sono attaccate dalle cellule immunitarie e vengono rilasciati i mediatori pro-infiammatori, cioè che promuovono uno stato infiammatorio di basso grado e silente.

Anche l’obesità è associata ad alterazioni della composizione del microbiota intestinale e in particolare a una condizione di insulino-resistenza, a una maggiore sintesi di composti ad azione infiammatoria nonché a una aumentata permeabilità della parete intestinale.

Come possiamo mantenere in buona salute il nostro intestino? Come possiamo rompere il circolo vizioso dell’infiammazione cronica?

Certamente dobbiamo curare la nostra alimentazione! Molti studi hanno chiaramente indicato che il microbiota intestinale può adattarsi rapidamente ai cambiamenti delle nostre abitudini alimentari e che un elevato consumo di verdure, legumi e frutta combatte l’infiammazione cronica. Inoltre dobbiamo mantenerci fisicamente attivi: ormai la bella stagione è arrivata, passeggiamo all’aria aperta e dedichiamo del tempo per programmare un esercizio fisico regolare. Infine, ma non di minore importanza, prendiamoci cura delle nostre emozioni, dedichiamo del tempo ad attività che ci fanno rilassare e ci rendono felici. Sorridere di più farà certamente felice il nostro intestino!

Concetta Montagnese Ricercatore, Biologo Nutrizionista presso SC Epidemiologia e Biostatistica – IRCCS Istituto Nazionale Tumori “Fondazione G. Pascale”. Esploratrice di luoghi e stati d’animo.

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