A ogni età le sue paure.
Sopracciglia sollevate, occhi sgranati, bocca semi aperta, sguardo che ricerca l’adulto e poi una corsa tra le braccia di mamma e papà… Ecco come un bambino mostra paura. Quest’ultima è una delle emozioni primarie più studiata nell’uomo e negli animali; è uno stato emotivo negativo che si attiva in situazioni ritenute di pericolo che incita alla fuga e provoca una grande tensione. La paura è un’emozione dominata dall’istinto e ha come scopo la sopravvivenza della persona. Nei bambini è importante quando c’è un pericolo reale mentre è dannosa se è vissuta come emozione persistente trasformandosi in preoccupazione o ansia.
La paura è una delle prime emozioni provata dal bambino e viene spesso modulata e gestita già nelle prime ore di vita nella relazione tra il neonato e la mamma. Nonostante ogni bambino sia unico e le sue paure riflettono quelle che possono essere le preoccupazioni e gli eventi critici della famiglia e dell’ambiente in cui vive, esistono delle paure tipiche della fase dello sviluppo. Quindi, possiamo affermare che ogni età ha le sue paure.
Nei primi giorni di vita fino a circa 6 mesi, il neonato prova paura per i rumori intensi e improvvisi e per la perdita di contatto fisico. Le neo mamma sanno benissimo che per conciliare il sonno del bambino è opportuno, per farlo sentire coccolato, mettere nella culletta un cuscino o un asciugamano arrotolato per richiamare l’amorevole abbraccio materno e che gli dia confini delinati. Molti studi dimostrano che a poche ore di vita, già il solo odore delle mamma tranquillizza il neonato.
Quando il bambino cresce, tra i 7-10 mesi, le paure cambiano. Infatti, presenta paura per la separazione dalle figure di attaccamento e paura dell’estraneo, è già capace di riconoscere le persone familiari delle quali si fida.

Tra il primo e il secondo anno di vita le paure più comuni possono essere quelle nei confronti del pediatra, degli animali domestici e del mare. Spesso i bambini iniziano a piangere già appena si arriva all’uscio dello studio del medico, temendo una visita invasiva e sentendosi nudi e indifesi. Altre paure comuni in quell’età sono quelle per i cani e i gatti di cui si teme l’imprevedibilità, La paura del mare, o meglio dell’acqua alta, sopraggiunge se nei primi tuffi la perdita di punti di riferimento è collegata alla sensazione di freddo.
Verso i 3 anni, invece, le paure possono anche originarsi dalla fantasia del bambino, che collega dei suoni o delle lucine nel buio ai personaggi fantastici che ha visto su libri illustrati o sugli schermi raccontati nelle favole.

Tra i tre e i cinque-sei anni compaiono, invece, come paure tipiche quelle del temporale, dell’oscurità, dei mostri, dei fantasmi e possono, inoltre, sopraggiungere anche paura delle malattie o della morte di un familiare. Più precisamente, queste paure sono sempre legate alla paura di perdersi e di perdere le figure di rifermento poiché il bambino inizia a trascorrere molto più tempo da solo fuori casa tra scuola e luoghi ricreativi.
Tra i sei e i dieci anni, con lo sviluppo intellettivo, sociale e emozionale iniziano a formarsi delle paure più persistenti che possono rappresentare dei veri tratti distintivi della propria personalità. Le paure tipiche di quest’età possono essere quella per gli insetti e i serpenti, dei ladri, delle iniezioni e sangue, oppure paure più legate al sociale come quella di essere rifiutati dai compagni, di essere abbandonati dai genitori ovvero del loro divorzio.
Come dimostra la scienza molte paure sono innate e naturali, e fin dai primi momenti di vita vengono gestite e modulate dal rapporto con le figure di attaccamento. Riuscire a capire lo stile educativo del genitore per gestire le paura del bambino è il primo punto su cui lavorare per aiutare il piccolo a superare le proprie paure e formare i piccoli tasselli dell’autostima e dell’auto-efficacia.

Raffaela Cerisoli, Psicologa e dottore di ricerca in Scienze della mente, A.O. dei Colli, Ospedale Monaldi