La donna colpita da tumore al seno affronta numerosi ostacoli emotivi, perché l’evento tumore irrompe come una catastrofe nella sua realtà. La prima cosa che deve affrontare è la paura di soffrire e di morire. La diagnosi di cancro e i relativi trattamenti rappresentano momenti di estrema difficoltà, ai quali essa reagirà anche in funzione della gravità della malattia (prognosi e decorso), delle precedenti condizioni di salute, dello stato fisico attuale, nonché degli effetti collaterali e degli esiti dei trattamenti. In questo processo inoltre, dovrà imparare a prendersi cura della sua femminilità, ‘offesa’ dalla presenza del tumore.

Per questo motivo, abbiamo scelto di inaugurare questa Rubrica, dedicata agli aspetti psicologici e relazionali del tumore al seno.
Affrontare il cancro al seno, con l’intervento e le terapie che ne conseguono, non è facile. La paura e l’angoscia di fronte alla diagnosi sono reazioni normali e non semplici da gestire.
Per comprenderne i risvolti psicologici è opportuno sottolineare quale sia il significato simbolico di questa fondamentale parte del corpo femminile.
Il seno rappresenta diversi significati nell’arco della vita di una donna: permette di allattare (o di essere allattati) ed è quindi legato a una forma primordiale di amore e di maternità, è simbolo di femminilità, è parte integrante dell’identità femminile, è sessualità, erotismo e calore.

Oggi il cancro al seno può essere fronteggiato con molteplici approcci terapeutici utilizzati in sequenza o in modo integrato: chemioterapia, radioterapia, chirurgia, ormonoterapia. Spesso l’informazione sulla necessità di un trattamento chemioterapico arriva in concomitanza con la comunicazione della diagnosi o del risultato dell’intervento chirurgico. Se inizialmente l’accettazione della chemioterapia può presentare delle resistenze, ulteriori problemi emergono durante la terapia, quando la paziente si trova ad affrontare gli effetti collaterali delle chemio:

nausea e vomito, perdita di capelli, infezioni, diarrea, astenia, problemi sessuali, sono solo alcuni tra gli effetti indesiderati che molto spesso determinano importanti cambiamenti nella qualità di vita della donna, accentuando il suo stato di ansia e depressione e pregiudicando i rapporti familiari, sociali e lavorativi. Inoltre si possono riscontrare aumento di peso, difficoltà di concentrazione, alterazione del tono dell’umore, disturbi del sonno e, in particolare nelle giovani donne, effetti collaterali della menopausa indotta chimicamente oltre a, in alcuni casi, la perdita di fertilità.
Per tutto ciò, durante la malattia o al termine dei trattamenti la donna può trovarsi ad affrontare sentimenti di sconforto, solitudine e diversità, rabbia e angoscia, senso d’incertezza per il futuro, difficoltà nel parlare della malattia con i figli e il partner, disagi nel vivere la sessualità.
Alcuni suggerimenti…
Accettare di aver avuto un tumore può richiedere tempo, a volte anni. Durante i controlli periodici, o quando il tema è oggetto d’argomento in televisione o in una conversazione, possono ripresentarsi paura e ansia. Per questo motivo il percorso verso la ripresa della quotidianità è essenziale: durante i trattamenti o al termine delle terapie è fondamentale continuare a prendersi cura di sé, chiedendo in primis informazioni e spiegazioni al proprio medico, e rivolgendosi alle associazioni che si occupano delle pazienti con le stesse difficoltà. È abbastanza comune sentirsi emotivamente e fisicamente giù, così come è normale aver voglia di stare da sole. È però importante rispettare e accettare anche questa fisiologica condizione di fragilità, prendersi un po’ di tempo e, se si avverte l’esigenza, chiedere aiuto a uno specialista psiconcologo. Richiedere una consulenza psicologica non è un segno di debolezza, bensì di piena consapevolezza nel riconoscere i propri bisogni.

Raffaella Manzo, Psicologa-psicoterapeuta, psiconcologa A.O. dei Colli, Ospedale Monaldi