Curare l’anemia: il parere di Gino Svanera
L’anemia non è una malattia singola, ma un gruppo di patologie di diversa natura che ha un impatto e conseguenze diverse in ciascuna persona, in base anche ad età e sesso. La causa è la mancanza nel sangue di una quantità sufficiente di emoglobina nei globuli rossi, spesso dovuta a carenza di ferro, fondamentale per il trasporto di ossigeno a tessuti e organi.
Alcuni tipi di anemia sono conseguenza di fattori ereditari, come l’anemia mediterranea o talassemia, la falciforme, chiamata così per la particolare forma a falce dei globuli rossi, l’anemia di Fanconi; altre da carenza di vitamina B12, come la molto diffusa anemia perniciosa e, in caso di bassa quantità di acido folico, l’anemia macrocitica megaloblastica, caratterizzata da globuli rossi più grandi del normale, l’anemia sideropenica o da carenza di ferro, molto comune, la sideroblastica, caratterizzata da un utilizzo non corretto del ferro nell’organismo, l’anemia da perdita di sangue, l’anemia refrattaria, che ne raggruppa quattro, fra cui la sindrome mielodisplatica (MDS), che spesso insorge in seguito a radio e chemioterapia.
Ancora, è frequente l’anemia secondaria, che si manifesta come conseguenza di altre patologie, spesso malattie croniche, quali quelle renali, oncologiche, epatite, AIDS, artrite reumatoide, endocardite batterica, leucemia etc.
Il sintomo dell’anemia più comune è la spossatezza: ci si sente stanchi, ci si affatica molto facilmente, anche per sforzi leggeri, unitamente a un colorito pallido e labbra secche. Frequenti anche la sensazione di avere sempre freddo e l’avere mani e piedi gelati anche con un clima non rigido, la fragilità di unghie e capelli, cefalee, occhi spenti e altro.

Abbiamo chiesto a Gino Svanera, responsabile ematologia ASL Napoli 2 Nord, le ultime novità nel trattamento di pazienti affetti da anemia da ferro:
Si potrebbe parlare molto a lungo, l’ematologia è una disciplina complessa caratterizzata da vari ambiti, non solo oncologici, ma anche di patologie dei globuli rossi, come le anemie, quelle legate alla coagulazione e altre. L’anemia ha varie origini, si dovrebbe parlare più di anemie, caratterizzate da diversi fattori patogenetici; sicuramente, dal punto di vista epistemologico, la più frequente è quella da carenza di ferro, spesso presente nella donna con menorrea, quindi un ciclo mestruale molto abbondante, ma anche nella chirurgia bariatrica. Fortunatamente abbiamo oggi tanti strumenti terapeutici, sia tramite somministrazione orale che iniettivi, tramite endovena, molto più efficaci e tollerabili rispetto a quelli del passato.
Si comincia come primo approccio per l’anemia da carenza di ferro con una terapia orale o, a secondo i casi, con quella iniettiva?
Il primo passaggio dovrebbe essere sempre quello di una terapia orale; è evidente che nei casi di una forte anemia dovuta a un ciclo mestruale corposo o da una chirurgia bariatrica, come dicevo prima, se non si riesce a compensare la carenza di ferro con l’alimentazione sarà difficile farlo assimilare tramite una terapia orale, e quindi si propende o si passa a quella endovena.
Cosa comporta per il paziente? Quante infusioni sono previste di norma?
E’ una terapia ben compattata, nel senso che si svolge settimanalmente per 4 o 5 infusioni, a distanza di sette giorni l’una dall’altra, ed è estremamente rapida, dura in tutto 20 o 25 minuti, con accumulo di ferro molto ben smaltito e metabolizzato.
Quindi con effetti collaterali molto bassi, o addirittura nulli?
Beh, su zero effetti collaterali sarei un po’ più cauto; comunque direi con valori prossimi allo zero ed effetti collaterali banali, come un po’ di tachicardia e disturbi digestivi, è una terapia molto ben tollerata
Ci sono farmaci specifici per la terapia endovena, delle linee guida definite?
Sicuramente oggi il prodotto che rappresenta una svolta è la molecola carbossimaltosio ferrico, Ferinject come nome commerciale, una molecola più grande rispetto alle precedenti che non dà reazioni allergiche e meno effetti collaterali, caratterizzata da una elevata efficacia.
Quanto è frequente, per la sua esperienza clinica, in reparto questo tipo di anemia?
Moltissimo, trattiamo in reparto anche sessanta persone a settimana con circa 20 nuovi pazienti
Più donne o più uomini?
Più donne, sia per quanto detto riguardo al ciclo mestruale, sia per assorbimento che perdita, e poi persone per interventi di chirurgia bariatrica non solo eseguiti per motivi estetici ma anche patologici
Dopo la terapia, quando bisogna andare a controllo?
Mediamente ogni due o tre mesi; dipende anche dal tipo di mantenimento che si può fare. Ad esempio, una dona che ha avuto problemi di anemia da carenza di ferro dovuti da un ciclo molto abbondante può continuare con una terapia orale; un paziente operato di bypass gastrico invece necessita di controlli più frequenti e spesso di altre infusioni
Sempre lo stesso numero, circa quattro?
Mah, dipende dalla situazione specifica di ciascun paziente. Per alcuni ne bastano tre, altri quattro ma ogni 15 giorni o mese. Non è possibile generalizzare.
D’accordo, grazie dottore.

Carlo Negri, esperto di marketing farmaceutico e comunicazione in Sanità.