Filastrocca surreale sul Natale che può sembrare ma non è banale.
E’ eterno ed è immortale. E’ Dio? E’ Babbo Natale?
Tu sei bambino poi ragazzino; tu diventi adulto e poi anziano.
Lui invece è sempre uguale.
E’ eterno ed è immortale. E’ Dio? E’ Babbo Natale?
Ma davanti allo stravagante Genitore, ritorniamo tutti un po’ piccini, stravaganti
“uominibambini”,
senza più una età, anime senza una precisa religione e corpi oltre i confini di una nazione.
C’è una linea sottile che separa la fede dalle credenze, la fantasiosa fiaba del Natale dalle idee variegate del soprannaturale.
E c’è una ironia sottile che però poi accomuna tradizione, filosofie e religione, unisce chi crede e
chi è credulone.
Non c’è bimbetto o ragazzino, non c’è adulto e non c’è anziano
che non aspetti “fiducioso” il Suo Babbo Natale sotto un albero che sia un abete, un arancio,
un ibisco o un banano;
da solo davanti all’eterno ritorno di un’onda battente del mare o dinanzi ad un camino col suo focolare simbolo di calore ed unità familiare;
c’è chi lo aspetta “fiducioso” nelle case fatte di fango e paglia ma anche chi – fingendo felicità -lo attende in quelle costruite con cemento e magnamagna;
chi negli uffici dei grandi grattacieli – che grattano nuvole e pance sazie di futili desideri- chi sotto i ponti puzzolenti, dove è proprio la vita che puzza e non si battono aste ma i denti.
C’è chi il suo Padre Natale lo aspetta in un ospedale, chi seduto su un letto, chi in poltrona
a fare la conta di chi nel bisogno va via e chi resta, chi con una corona, chi con una spada di Damocle sulla testa.
Vuoi che sia un grassone ridanciano con la barba canuta, il sacco in spalla e una grande pancia, vuoi che sia l’altro vecchio Signore, dalla stessa barba bianca, che in una mano tiene il librone della vita e nell’altra la bilancia.
Sono così, stanno a guardare ma proprio non amano farsi vedere; preferiscono fare i misteriosi e farsi aspettare … entrambi quando arriva la notte, nelle ore proprio quelle buie.
Uno è un Babbo generoso, l’altro un Padre misericordioso; si danno da fare, è il loro ruolo da genitore: cercano di educarci ad essere più bravi tutto l’anno, non solo nelle ultime ore…
Eh, sí…
Ehi, zitti, zitti… Buoni buoni!
Si racconta e si tramanda che loro ci spiano a distanza, che riescono a guardare oltre le tende di una finestra, in ogni cuore ed in ogni stanza.
E se sei stato un “monello” …beh, caro mio niente regali e premi di produttività… perché la meritocrazia è l’unico comandamento per chi non è stato onesto nella sua quotidiana attività!
“Oh per Bacco”, esclamerei se fossi pagano! E quante regole e quante tegole prima di diventare anziano!
Ma “Natale” allora non è altro che una scommessa o un esame finale? Un gran bel rischio a quanto pare! E se la promessa di una vita in regalo si rivelasse invece una gran delusione?
Il regalo è il miracolo di una nuova vita o piuttosto l’ansia continua da prestazione?
Ma no, mi dicono dalla Grande Regia che Natale non è solo un principio e non è la conclusione. È rinascita ogni giorno nella continua evoluzione.
Natale non è il bambino di ieri e non è l’anziano di domani, non è la intercessione di un santo protettore o il regalo di un elfo viaggiatore.
Natale è il regalo che noi ci facciamo ogni giorno, senza aspettare che ce lo consegni un messo, affinché ognuno non guardi sempre avanti o troppo indietro ma sia il “Presente” di se stesso.
Non è aspettando dicembre – l’ultimo mese dell’anno – né l’ultima stagione – l’inverno della vita, che apprezzi il “regalo” del babbo eterno ma godendo di ogni stagione ad ogni stazione di questa gita.
Godiamo dunque della primavera allegra dell’infanzia, dove ogni germoglio è una speranza e ogni nascita è promessa.
Godiamo dell’estate calda delle passioni, quando corpi e anime si mettono sì a nudo ma le vedi spavalde nella bella stagione.
E non sono belle, in autunno, anche le foglie scrocchiarelle? Che importa se il vino non é più novello, se conserva comunque in sé il miracolo del grappolo della vite, esattamente come ogni anziano conserva dentro quel bimbetto che un giorno fu monello!
E mentre il calendario scorre tra alte e basse stagioni, ricordiamo di non mettere né i numeri né le date al centro ma le nostre migliori emozioni, perché ci diano tepore quando infine arriva l’inverno… quando fuori fa freddo …e a volte anche un po’dentro.
Ed eccolo, allora che arriva il Natale! E suonano i jingle e le campane, si in tonano le cantilene delle storie in famiglia e si rinnovano gli auguri degli amici di sempre, con cui scambi regali e a cui offri i più preziosi doni: tempo e certezze …
A fine anno le anime sono tutte un po’ stanche e tutte, anche le più “birbanti”, hanno bisogno di chiarezza e carezze.
Ed un Babbo Natale per chi (ci) crede arriva sempre!
Che tu sia grande o sia piccino c’è sempre un Genitore disposto a scendere dal comignolo e sporcarsi nel tuo camino!
Te lo promette e ti insegna che il dono vero non è il regalo ma ciò che fai nell’attesa, è il premio per chi non dichiara resa è polvere di stelle in cui credono gli adulti stanchi, è lucine colorate nel buio di tante stanze, è l’attesa delle vacanze della gioventù tra i banchi, che fanno gare tra loro e la corsa da soli … ad essere grandi quando sono fuori.
È Natale! È il gran finale di tutte le stagioni! È fiocchi rossi e dorati, è letterine glitterate ad un Babbo pancione, è preghiere accorate ad un Dio qualsiasi, di qualunque religione. Il desiderio e l’attesa di qualcosa di bello che sta per arrivare – nel proprio spirito, come energia, nelle moschee o in una cattedrale.
È questo in qualche modo il senso del Natale: ricevere un gioco che comunque lo guardi, nell’infinitamente piccolo o nell’immensamente grande è un mondo geniale e spettacolare.
E’ una bellissima magia. E’ una dolcissima bugia.
E’ Natale! Una coperta a casa sul divano, un pranzo lungo da gustare piano piano, una pausa di ristoro prima di impegnarsi in una promessa audace per l’anno nuovo. E’ confidare sempre e comunque – anche se l’altro anno poteva andar meglio- in un elfo aiutante o nell’intercessione di un Santo. Forse siamo scintilla, forse luce, forse energia. Ma cosa importa? È comunque una magia!
E tutto questo è già in sè il regalo più bello, anche se a volte pesa piú del sacco dei balocchi ed in verità sembra più un fardello.
E quanti regali inattesi e a volte ahinoi deludenti! … Al punto che ci si dimentica che son pur sempre doni, sono regali, presenti. Ed anche in questo c’è una bislacca analogia: il presente è oggi, non è ieri e non è domani, è un regalo che si spacchetta al momento in cui ti viene consegnato tra le mani.
E tu lo “scarti” … lo fai spesso per curiosità (e la gioia, diciamolo, come nella vita è proprio là) … ma spesso lo “scarti” anche perché quello strano inatteso regalo … proprio non ti va.
C’è qualcosa di enormemente grande, immenso, complicato che va oltre le nostre credenze e stravaganti convinzioni… e sarebbe irrispettoso e presuntuoso – ma per noi stessi – confonderlo con un Dio Babbo Natale o con il mondo delle nostre umane finzioni.
Non è un vecchio che ci guarda e non è un Signore che ci spia. E’ qualcosa che va oltre ogni umana comprensione e banale analogia.
Ed ogni anno chiediamo salute serenità e allegria…
Ma adesso dove sono? Forse ce l’hanno consegnate ma poi se le sono riportate via.
Questa cosa fa arrabbiare e a volte che vien voglia di chiedere il reso perché non si scherza con le aspettative e “Dio solo sa” per questi ordini quanto ci abbiamo speso!
E poi covid, guerre, perdite, giochi di potere e una diffusa mondiale maledetta ipocrisia.
Io l’altro anno ho ricevuto persino una malattia…
Eppure la vita è questa qua! E c’è una certezza che non ci inganna – sia dono di Santa Claus o di chi chiami Osanna: la vita è essa stessa “offerta” che ogni giorno “rimpacchettiamo” in attesa di un “ti voglio bene” o un “ti amo”.
E non c’è tenzone o competizione che non sia finalizzato a godere di questa emozione.
Non ci sono parole più belle e il mondo fisico allora sì che diventa davvero sconfinato! Si può viaggiare senza tempo nell’immenso spazio di un abbraccio, quando ci si sente amato.
E a fine anno arriva il Natale ed ogni tregua è concessa al soldato. Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato.
Stupiamoci oggi e ad ogni presente… come quando eravamo bambini! E ogni tanto non facciamoci domande e lasciamo che sia…
“Crederci” è il segreto di questa magia.

Erminia Casale, avvocato e docente di diritto