La devastante pandemia che ha stravolto la nostra vita dallo scorso anno, ha avuto un impatto diverso sugli adulti e sugli adolescenti. Nella prima fase del lockdown siamo stati tutti costretti a familiarizzare con l’High Tech e i Social Media, anche chi, in età più matura, prima non ne faceva uso per niente.
Facebook, WhatsApp, Tweeter, Instagram sono stati il nostro canale di comunicazione col mondo in ambito sociale. A seconda dell’età, ci siamo abituati alla DAD per le lezioni scolastiche e universitarie, interrogazioni ed esami, fino alla dissertazione della tesi di laurea online.
Conferenze, riunioni, convegni e workshop non sono stati più svolti in presenza ma su piattaforme come Zoom, Google Meet, GotoWebinar e altre. Lo smartworking è diventato per tanti quotidianità.
In tale contesto, qual è stato il ruolo dei social per gli adolescenti durante la pandemia?
Ida Cortoni, sociologa e docente di Digital Education alla Sapienza Università di Roma, ha pubblicato il 16 novembre un articolo su Milano Finanza inerente a una ricerca condotta lo scorso anno dall’Osservatorio Mediamonitor Minori del prestigioso ateneo romano, di cui è referente scientifico.
Nel 2020 più dell’80% del campione intervistato, composto da 2.800 adolescenti under 18 ha fatto uso di smartphone e internet con regolarità, cosa che non sorprende in quanto parte integrante del loro vivere. Il social più usato risulta essere WhatsApp (98,2%), seguito da Instagram (90%) e YouTube (83,1%).
Una posizione marginale è quella di Facebook: il 41% dei giovani sostiene di non avere un profilo su questo social, e il 48% del campione dichiara di essere iscritto ma di non farne uso.
I social rappresentano il principale strumento informativo per gli adolescenti: quasi la metà del campione usa i motori di ricerca e i siti internet per aggiornamento e approfondimenti. Decisamente rara è la lettura di giornali online, mentre circa un terzo degli intervistati utilizza internet per la lettura di libri.
Fra le caratteristiche più interessanti emerse dalla ricerca, il comportamento in rete sui social degli under 18 risulta simile a quello degli adulti. Il 33% dei ragazzi dichiara di non commentare mai un post e le dirette non vengono svolte da più della metà del campione.

Qual è il maggior uso del WEB e dei social per i nuovi millenials? Sicuramente, come riportato dall’analisi del campione, il canale audiovisivo. I giovani scaricano musica e video regolarmente da Youtube, Vimeo, Dailymotions, Vevo e altri; guardano serie televisive e film su canali come Netflix, Amazon Prime, Infinity, Disney +..
Molto distante sul WEB dal mondo giovanile è la politica: sempre secondo i risultati della ricerca, il 63% dichiara di non consultare Internet per informazioni al riguardo, e la metà del campione non ne esprime nessuna opinione sugli accadimenti, includendo anche argomenti di natura sociale.
Ancora, scrive la Cortoni, sono poco propensi ad aprire pagine WEB o blog personali.
Tali abitudini e stili di vita virtuali dei nostri adolescenti non sono strettamente correlati alla pandemia, rappresentano una fotografia che ci aiuta a comprendere meglio il loro mondo e a riflettere.
Per chi è genitore di mezza età, abituato da giovane all’utilizzo del telefono come primo strumento di comunicazione interpersonale, risulta decisamente strano lo scoprire che la classica telefonata non rientra nelle abitudini dei propri figli che, anche fra loro, utilizzano prevalentemente messaggi vocali registrati per prendere appuntamenti con gli amici o scambiare informazioni.
Pur avendo telefonia illimitata inclusa nella maggior parte degli abbonamenti offerti dai gestori, non è insolito per loro fare chiamate WhatsApp, anche se non ci sono problemi di copertura di linea.
Di fatti, un genitore che acquista un abbonamento telefonico per il proprio figlio, più che la quantità di minuti di traffico voce inclusa nella proposta, dovrà porre molta attenzione alla quantità di Giga mensili compresi nel piano tariffario. Troppo spesso l’ignaro pargolo chiede al padre o alla madre una ricarica, trascurando quasi sempre il consumo effettuato per la visione di film e video, e di giochi virtuali.
La Cortoni, nella parte conclusiva dell’articolo, ci offre una visione contemporanea post-CoViD del mondo dei giovani e quello del WEB e le nuove tecnologie. I millenials tramite internet soddisfano i loro bisogni in ambito informativo e ludico, prevalentemente in maniera passiva, trascurando la possibilità dinamica dei social media per essere parte attiva, dando spazio alla propria creatività. Il riferimento usato dalla sociologa è l’assenza di prosumerismo: neologismo formato dall’unione di due parole inglesi, producer o professional, e consumer, che identifica un utente con un ruolo più attivo nelle fasi di creazione, produzione, distribuzione e consumo di un prodotto, tipico del web 2.0 e oltre, per i contenuti virtuali.
Gli adolescenti rivestono in prevalenza il ruolo di osservatori, al pari della fruizione dei media tradizionali, senza esporsi in prima persona.

Carlo Negri, esperto di marketing farmaceutico e comunicazione in Sanità