Gli Ospedali Virtuali: una rivoluzione sanitaria innescata dal covid
Con il supporto scientifico del dr Beniamino Casale
L’ideogramma giapponese con cui si scrive la parola “crisi” racchiude insieme in sé il significato di “crisi” e di “opportunità”.
La crisi mondiale innescata dal covid-19 ha mostrato la fragilità nella struttura di importanti nodi su cui è costruita la rete delle attività umane.
In primo piano è risaltata la crisi sanitaria, con un binomio catastrofico per i sistemi sanitari; il binomio della catastrofe sanitaria si è compiutamente declinato nella doppia circostanza della mancanza di idonee e specifiche terapie per contrastare il nuovo coronavirus, e della non idonea organizzazione dei sistemi di cura tradizionali. Mentre è facilmente comprensibile il primo termine del binomio, lo è molto meno il secondo: infatti col senno di poi, ai più appare scellerata la scelta di non aver tenuto in considerazione le previsioni relative alla possibilità di pandemie ad impatto globale.

Insieme alla “crisi” si è innescata la “opportunità”: il nuovo coronavirus ha finalmente accelerato una serie di processi di innovazione tecnologica che non riuscivano a trovare un idoneo spazio di espressione anche a causa della resistenza dei sistemi tradizionali all’ingresso di innovazioni game changer.
In particolare, l’uso di smart thecnology dedicate alla salute ha avuto un avanzamento costante negli ultimi anni, ed il recente avvento della tecnologia 5G sta rendendo accessibile la collocazione e l’utilizzo diffuso di Internet delle Cose (internet of things – Iot – ossia oggetti del mondo reale capaci di collegarli alla rete web, dotati di una parte elettronica e di un indirizzo internet).
La disponibilità di dispositivi medici indossabili connessi alla rete web ha reso possibile la realizzazione di ospedali e reparti virtuali. Questi sono delle facilities dove medici ed infermieri possono garantire una cura da remoto a pazienti che fisicamente sono al proprio domicilio o in qualsiasi altra località dotata di collegamento internet. Il professionista medico può interagire e comunicare coi pazienti e caregivers ed effettuare diagnosi e trattamenti.

Mentre attualmente un paziente che necessita di intervento medico ha la necessità di recarsi presso un ospedale o di richiedere l’intervento a domicilio di personale sanitario e/o infermieristico, grazie agli Ospedali Virtuali, molti dei processi avvengono attraverso la rete internet.
Tale tecnologia abilitante ha mostrato tutte le sue potenzialità durante la pandemia in corso, ed è così che durante la stessa, sono nati Ospedali e Reparti virtuali in numerosi paesi del mondo, dall’Australia al Regno Unito al Medioriente. Tutti hanno avuto la necessità di affrontare in maniera efficiente la cura da remoto di pazienti affetti da covid-19 ed hanno utilizzato semplici dispositivi elettronici quali pulso-ossimetri, termometri, misuratori di glicemia, che collegati alla rete web hanno fornito importanti indicatori di salute per rendere il medico abile anche a distanza a stabilire terapie idonee e calibrate sulle necessità cliniche.
In Inghilterra già da luglio 2020 sono nate partnership tra Ospedali e startup innovative impegnate nell’ospedalizzazione virtuale, e dedicate per ora a quei pazienti in guarigione da covid-19 o affetti da malattie croniche.
Negli Emirati Arabi Uniti già vengono forniti diversificati servizi sanitari tramite gli ospedali virtuali: dalla cardiologia alla pediatria, dalla riabilitazione ai servizi di igiene mentale in remoto.
I primi studi clinici dedicati a stabilire evidenze cliniche sulle performance degli ospedali virtuali sono già partiti, ed è per ora già evidente la soddisfazione dei pazienti, caregivers ed operatori sanitari verso questo innovativo ed anzi rivoluzionario modo di intendere gli ospedali.

Sicuramente tali tecnologie dell’accesso stanno rendendo più sostenibile l’impatto della pandemia in corso, ma guardando il futuro, tali strategie di virtualizzazione tramite piattaforme web-based fanno intravedere enormi potenziali su come potranno essere gestite in futuro le patologie croniche, con un risparmio notevole di risorse economiche per i sistemi di welfare e con la possibilità di riservare i ricoveri negli ospedali tradizionali per quelle patologie e per quei pazienti che più necessitano di disponibilità, in un’era in cui è avvenuto un pericoloso depotenziamento dei posti letto disponibili senza una funzionale rete territoriale di supplenza ed integrazione dei servizi sanitari.

Annarita Palumbo, architetto esperta in ciberspazi.