
Aristotele affermava che la psiche non può essere scissa dal corpo, anzi lo anima e ne sottende ogni attività. Se la mente si ammala ne risente anche il corpo, e viceversa. Le alterazioni di soma e psiche coinvolgono anche il grafismo, sensibile a ogni manifestazione che si verifica nell’organismo.
Nell’ambito delle psicopatologie è possibile rilevare elementi perturbatori o caotici della scrittura o, al contrario, l’assenza di livello vitale.
È doveroso precisare che l’accertamento dello stato patologico, e la relativa formulazione di una diagnosi, spettano unicamente al medico.
La grafologia può costituire un ulteriore strumento d’indagine, che coadiuva gli esami clinici.
Dal momento che non ci sono segni grafici che riconducono a un determinato disturbo, è solo attraverso l’osservazione e la profondità di analisi dell’intero contesto grafico che diviene possibile dedurre lo stato di salute psicofisica di chi scrive.
Quando si tratta di malattia psichica, giacché essa assume un contorno indefinito, con sintomi sfumati e graduali, il lavoro diventa ancor più cauto e rigoroso. Non è possibile stabilire il grado d’intensità della patologia, né come essa si riveli nei comportamenti. È tuttavia possibile rintracciare nella scrittura la struttura della psiche, le modalità espressive dell’affettività, le dinamiche conflittuali, l’alterazione dell’emotività, come la presenza di sofferenza, tormento, isolamento, ansia, angoscia.
Una fonte d’informazioni preziose è rappresentata dagli aspetti costitutivi del grafismo: spazio (la modalità di occupazione del foglio), tratto (la traccia lasciata dalla colata d’inchiostro), forma (il modo di costruire i segni grafici), movimento (l’andamento del tracciato), ritmo (la modulazione degli elementi grafici). Ciascuno di essi deve essere interpretato in rapporto con gli altri, dal cui confronto possono emergere delle incongruenze quali l’indice di dinamiche disfunzionali della psiche.

Tratto e ritmo sono i primi elementi a deteriorarsi, in caso di alterazioni psicofisiche: essi sono indicatori del bagaglio energetico di cui ognuno è dotato, pertanto un tratto fangoso, pieno di detriti, sostenuto da un ritmo poco propulsivo, monotono o addirittura assente, ci parla d’inquietudine, di energie bloccate che potrebbero essere pronte a esplodere.
Un campanello d’allarme deve scattare anche quando siamo in presenza di uno spazio asfittico, denso, dove le masse grafiche occupano tutto il bianco, con forme ritoccate o addossate e staticità di movimento, indicatori di uno stato d’urgenza e ansia.
Anche la tenuta del rigo di base (tanto se la carta sia munita di righe quanto se ne sia sprovvista) è un importante elemento di valutazione, in quanto indica la modalità di procedere nello spazio esistenziale, per cui troppe oscillazioni, accompagnate da un movimento febbrile, potrebbero essere indice d’angoscia.
Questi sono soltanto alcuni esempi di sintomi grafici che fungono da spie di un disagio dagli effetti deflagranti sulla psiche. Non sempre però la presenza di un disagio assume connotati patologici, perciò è necessario reperire quanti più dati possibile. Ad esempio, se si segue una terapia farmacologica questa ne migliora lo stato di salute, e di conseguenza anche il prodotto grafico.
Soprattutto in campo peritale, è necessario avvalersi dell’ausilio di un medico che conosca a fondo l’evoluzione della malattia, perché il grafologo giudiziario lavora su scritture appartenenti a epoche differenti e che potrebbero presentare delle discordanze dovute alla sua interferenza. La psiche è così complessa che i suoi intricati meccanismi non consentono alcun azzardo.

Luisa Minichiello, grafologa specializzata in Grafologia giudiziaria