Sebbene il Natale sia una festività molto condivisa e onorata, suscita anche sentimenti contrastanti. Un recente sondaggio del 2019 ha rilevato che mentre il Natale è un momento felice per la maggior parte delle persone, un quarto degli intervistati ha affermato che peggiora la loro salute mentale (Nolse, 2019, Carley & Hamilton, 2004; Cavanagh et al., 2016). In effetti, questo aumento del rischio di sintomi depressivi a Natale deriva da un fenomeno che gli psichiatri conoscono da un po’, e hanno definito Holiday Blues (Cattell, 1955; Hillard & Buckman, 1982; Sattin, 1975). Gli autori hanno descritto questo fenomeno come sentimenti di impotenza, aumento della tristezza e irritabilità vissuti durante le festività natalizie, incluso il Natale, mentre altri lo hanno descritto come una reazione di stress agli obblighi natalizi (Baier, 1987).
Da un punto di vista psicologico, è più probabile che questi sintomi depressivi si manifestino in risposta alla minaccia sociale: alcuni individui, infatti, possono sentirsi stressati in previsione delle pressioni finanziarie, dell’aumento dell’isolamento sociale, della solitudine che provano se non hanno reti sociali soddisfacenti (Peretti, 1980). Altre ricerche hanno confermato che l’umore generale diminuisce durante il periodo festivo e molti intervistati lo associano allo stress familiare e al ricordo delle persone che non sono più presenti nella nostra vita (Sansone & Sansone, 2011).
Ma come facciamo ad identificare chi tra i nostri amici e parenti soffre di malinconia collegata alle feste?
Un recentissimo studio di Gallegher et al., dell’Università di Limerick in Ireland, ha voluto darci un valido strumento per identificare chi ha bisogno di aiuto a Natale per affrontare il suo personale Holiday Blue.
Gli studiosi hanno analizzato un comportamento molto comune nel Regno Unito e nei paesi anglosassoni, ossia l’invio di bigliettini d’auguri.
Gli studiosi sono partiti dal presupposto che l’invio di cartoline di Natale, come di altri biglietti di auguri, sono spesso visti come un piacere sociale e sono un modo per trasmettere sentimenti positivi agli altri (Henry, 1947; Kumar & Epley, 2018); è quindi plausibile, secondo gli autori, che l’invio delle cartoline di Natale potrebbero darci un indizio sulla salute mentale del mittente.
Con uno studio longitudinale trasversale gli esperti hanno seguito 2.416 persone nel Regno Unito e messo in relazione il risultato che questi hanno ottenuto a test psicologici, che misuravano l’ansia e la depressione e ai comportamenti riguardanti gli usi e i costumi tipici delle festività. Nello specifico hanno valutato quanti biglietti di auguri avessero spedito negli ultimi due anni e i punteggi ai test di ansia e depressione.
Gli studiosi hanno provato che il mancato invio di bigliettini di auguri di Natale era significativamente associato a sintomi depressivi. Concludono la loro ricerca affermando che osservando questo semplice dato potremmo avere un valido aiuto per identificare chi tra i propri cari, amici o colleghi che potrebbe aver bisogno di aiuto e sostegno a Natale.
L’invio di biglietti d’auguri non è una pratica molto diffusa nel nostro paese, ma potremmo estendere la ricerca ai piccoli indizi, agli usi e i costumi più vicini a noi, come la pratica di addobbare casa, lo scambio di dolci o di brindisi per aiutare chi tra i nostri cari ha bisogno di sentirsi meno solo in questo Natale.
La mancata sintonizzazione tra il proprio stato umorale con il bombardamento mediatico natalizio porta con sé molte frustrazioni. Gli esperti consigliano di non effettuare nessun bilancio o confronto tra l’ideale (la famiglia della pubblicità e la bontà diffusa) e il reale poiché sarebbe difficile uscirne indenni e vincitori.
Saluto quest’anno e tutti i lettori de Il Bugiardino con la poesia di Gianni Rodari che ci riporta a faber est e ci allontana dall’Holiday Blue.
L’anno nuovo
Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.
Gianni Rodari, L’anno nuovo, Filastrocche in cielo e in terra; Torino, Einaudi 1960
Raffaela Cerisoli, Psicologa e dottore di ricerca in Scienze della mente, A.O. dei Colli, Ospedale Monaldi.