I Serial killer nella criminologia, in letteratura e nei media

La classificazione e lo studio dei Serial Killer è relativamente recente, nasce a partire degli anni ’80 dello scorso secolo. Fino ad allora l’assassinio di più persone in tempi diversi ad opera di uno stesso soggetto rientrava nella categoria dei multiple murders, omicidi multipli, con più di una vittima.

La storia dell’umanità è ricca di personaggi famosi che possono essere annoverati come assassini multipli, non solo per senso del potere, ma anche per la sola gratificazione nello sconfiggere la noia.

Da Nerone a Caligola, a Tiberio, a Cesare Borgia ed Enrico VIII, a Jack lo squartatore, solo per citare alcuni esempi, in epoche e continenti diversi sono tutti assassini seriali.

Un’importante svolta contemporanea nella ricerca di definire i profili criminali tramite l’analisi della scena del crimine si deve all’FBI che, già nel 1972, costituisce la Behavioral Science Unit, diretta dagli agenti Patrick Mullany e Howard Teten,poi denominata BAU, Behavioral Analysis Unit, Unità di analisi comportamentale. Nel 1976 gli agenti Robert Ressler e John Douglas elaborarono un progetto di interviste a 36 spietati criminali nelle carceri statunitensi, con non poca reticenza da parte dei direttori, ma con molto interesse nel mondo accademico, al punto che si unì alla coppia la professoressa Ann Wolbert Burgess, consulente medico forense esperta nell’assistere le vittime di crimini sessuali, con lo scopo di studiare e delineare profili comuni e il modus operandi dei killer.

Il trio ebbe modo di avere colloqui nel braccio della morte con killer spietati come Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee e Richard Chase, il vampiro di Sacramento, introducendo il concetto di serialità, incentrato sul fatto che alcuni assassini scelgono casualmente le vittime in un periodo di tempo variabile, da pochi giorni a molti anni, coniando la definizione di serial killer.

Nel 1979 vengono definite dall’FBI tre categorie di assassini multipli:

  • mass murderer, assassino di massa, che uccide quattro o più persone in un unico evento e nello stesso luogo;
  • spree killer, erroneamente tradotto come assassino compulsivo, in quanto la parola spree in inglese vuol dire divertimento, baldoria, per cui questa categoria non è spinta da un reale atteggiamento compulsivo, ma dalla ricerca di divertimento violento che comporta l’omicidio di soggetti sconosciuti, ripetuto in un intervallo di tempo breve e in luoghi diversi ma contigui;
  • serial killer, che uccide tre o più vittime con un intervallo di tempo variabile, classificazione ritenuta da altri esperti inidonea relativamente al numero indicato, sostenendo che tale categoria si applica a chi commette solo due omicidi, o anche uno, con l’intenzione di commetterne ancora.

Altro limite della classificazione degli agenti FBI contestato da altri esperti della materia è il considerare un campione esiguo di casi commessi unicamente ad assassini statunitensi, e quindi con specifiche caratteristiche socio-culturali.

Nel 1990 infatti l’Unità di analisi comportamentale dell’FBI esaminò il modus operandi e la personalità dei serial killer sui dati raccolti da 110 omicidi, elaborando quattro categorie di assassini. Nel 1995 i criminologi George Palermo e Vincenzo Mastronardi analizzarono e modificarono le quattro categorie di serial killer elaborate da Holmes e De Burger nel 1988 identificandone cinque tipi: l’allucinato, il missionario, l’edonista, quello orientato al controllo del potere e il lussurioso.

L’allucinato, tradotto erroneamente visionario, è affetto da disturbi mentali e compie l’atto omicidiario a seguito di voci o visioni di Dio o di demoni, che lo incitano al massacro;

Il missionario agisce convinto di avere una missione da compiere: purificare il mondo uccidendo soggetti indesiderati, quali prostitute, spacciatori, senza fissa dimora, ladri, non provando alcun rimorso in quanto ritiene di agire per il bene dell’umanità;

L’edonista uccide per il solo gusto del piacere, traendone un godimento orgasmico;

Il killer orientato al Controllo del Potere commette omicidi perché mosso da un obiettivo prioritario, il controllo dell’altro con conseguente dominio e potere di deciderne il suo destino.

Il lussurioso è una persona pervasa da profondi conflitti interiori che tenta di attenuarli con un comportamento omicidiario libidinoso, ossessivo-compulsivo per senso del potere e piacere sessuale. Sua caratteristica peculiare è il sadismo, che questo serial killer ritiene di aver subito nell’infanzia e che lo spinge a esercitarlo sugli altri in modo attivo, tramite il dominio psicologico, il controllo fisico, l’umiliazione e la violenza sessuale, l’assenza di vergogna e rimorso

L’ampliamento delle classificazioni dei serial killer ci fa comprendere che questa categoria criminale non può essere solo identificata nello stereotipo del predatore sessuale, la più studiata e analizzata dagli esperti, ma ci mostra l’esistenza di altre tipologie di assassini seriali, non meno pericolosi di quelli a sfondo sessuale, ma meno visibili, evidenti.

Inoltre, analizzando campioni più consistenti numericamente e di diversi paesi, i criminologi hanno evidenziato alcuni errori commessi in passato dovuti a generalizzazioni eccessive e all’esiguo numero di soggetti analizzati.  Se è vero che la maggioranza dei serial killer è di razza bianca e di giovane età, non mancano numerosi casi di donne assassine seriali che, a differenza degli uomini, non uccidono soggetti del tutto o parzialmente sconosciuti, ma in quasi tutti i casi ammazzano persone con le quali sono legate da relazioni affettive, come mariti, compagni, figli, genitori. Stesso ragionamento va fatto nei confronti dei cosiddetti Angeli della morte, ovvero i delitti commessi in ambito sanitario da medici o infermieri, che spesso sono legati da rapporti costanti con le vittime, quantomeno di assistenza.

Le classificazioni dei serial killer diventano quindi oggetto di studio da parte degli esperti in particolare dagli anni ’80 dello scorso secolo e, tramite il lavoro svolto dall’Unità di analisi comportamentale dell’FBI, nasce nei giovani l’interesse per una nuova professione, il criminal profiler, massima ambizione di moltissimi studenti di psicologia, sociologia e giurisprudenza.

Dal 1980 i media, progressivamente, cominciano a rivestire un ruolo sempre più incisivo nella nostra vita: la televisione in primis, seguita dalla stampa, già presente. Ed ecco che spietati serial killer come Ted Bundy, Jeffrey Dahmer, Gary Leidnik, Charles Manson, Richard Ramirez, John Wayne Gacy, solo per citarne alcuni, affascinano gran parte delle persone sortendo un duplice effetto, sia positivo o neutrale, che negativo. Da un lato, la nostra curiosità ci spinge a cercare di comprendere quali sono le cause psicologiche che determinano l’azione omicidiaria, quale il modus operandi, quale l’abilità degli investigatori nell’analizzare la scena del crimine e formulare il profilo dell’assassino; dall’altro, cosa ben più inquietante, gli autori del crimine acquisiscono una notorietà mediatica diventando, per altri soggetti mentalmente disturbati, vere e proprie icone da emulare nonché alimentando falsi indizi da mitomani che depistano – o ritardano – le indagini degli investigatori.

Un esempio significativo è quello del londinese Colin Ireland che, ossessionato dal diventare un famoso serial killer, lesse libri, seguì trasmissioni e reportage di omicidi noti. Il suo autore preferito fu il già citato agente speciale dell’FBI Robert Ressler che, in uno dei suoi libri, sostiene che un assassino per essere catalogato come serial killer deve commettere almeno cinque omicidi. Così nel 1993, fra marzo e giugno, Ireland uccise strangolandoli cinque omosessuali con caratteristiche sado-maso, sfruttando il loro essere legati nel gioco erotico per poi, telefonando anonimamente alla stampa e alla polizia, autocelebrarsi su quanto fatto e definendosi un esperto della materia, avendo studiato i libri pubblicati sugli assassini seriali. Un’impronta lasciata su una scena del crimine e alcune testimonianze relative alle sue frequentazioni di locali per gay, per adescare le sue vittime, condussero al suo arresto nel mese di luglio e alla condanna a cinque ergastoli il mese successivo. Ireland confessò gli omicidi e, in prigione, uccise un carcerato, portando il numero complessivo dei delitti a sei.

Il sempre crescente interesse nei profili criminali ha ispirato scrittori, registi e produttori cinematografici e televisivi a seguire questo trend di successo. Proliferano libri gialli e noir sui serial killer che poi diventano altrettanto celebri film; nascono serie televisive famose come Criminal Minds, giunta alla quindicesima stagione, girata con la consulenza di un ex agente FBI.

Fra i libri famosi va menzionato The silence of the lambs di Thomas Harris (1988), Il silenzio degli innocenti nella versione italiana, su cui sarà basato, nel 1991, l’altrettanto celebre film diretto da Jonathan Demme e interpretato da Anthony Hopkins nel ruolo dello psichiatra cannibale Hannibal Lecter e Jodie Foster, che interpreta Clarice Starling, una giovane psicologa agente FBI.

La penna di Thomas Harris dedica allo psichiatra antropofago Hannibal Lecter altri romanzi della saga: Red Dragon (1982), il primo libro, in Italia Il delitto della terza luna, da cui originano i film Manhunter (1986) e Red Dragon (2002), Hannibal (1999) da cui l’omonimo film del 2001, e Hannibal Lecter – le origini del male (2006), trasformato in pellicola nel 2007. Harris nella scrittura dei suoi romanzi si avvalse fra i supervisori di John Douglass, co-fondatore della citata BAU dell’FBI.

Ne Il silenzio degli innocenti, per elaborare il personaggio di Jame Gumb, l’autore degli efferati delitti, lo scrittore ricorse ai profili criminologici di sei famosi serial killer:

  • Jerry Brudos, che era solito indossare scarpe e vestiti delle vittime;
  • Gary Heidnik, che imprigionava le sue vittime in cantina;
  • Ed Gein, che prelevava corpi al cimitero per creare con la loro pelle maschere e vestiti;
  • Gary Ridgway, killer di molte prostitute che abbandonava alcuni corpi sulla riva del fiume Green;
  • Edmund Kemper, omicida dei propri nonni e di numerose ragazze;

Ted Bundy, che fra le ragazze uccise ne attirava alcune chiedendo aiuto nel caricare un divano fingendo di avere un braccio ingessato.

Carlo Negri, esperto di marketing farmaceutico e comunicazione in Sanità.

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