I tumori della pelle
Venerdì 1° luglio all’hotel Ramada di Napoli si è svolto il workshop Tumori rari e comuni avanzati organizzato da Giuseppe Argenziano, direttore della Clinica Dermatologica dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, 1° Policlinico.
Focus dell’evento è stato il delineare lo stato dell’arte ai tanti colleghi dermatologi presenti nella sala congressuale – sia campani che provenienti da numerose altre Regioni – sulle difficoltà diagnostiche e sul fare rete, nei tumori rari dermatologi, sui nuovi approcci terapeutici disponibili e in sperimentazione clinica.
Nella prima sessione, moderata dal nostro Beniamino Casale, il professor Giuseppe Argenziano ha inaugurato il workshop con una relazione sui tumori rari della pelle.
A fine sessione abbiamo posto alcune domande sulle patologie oncologiche in dermatologia:

Professore, nella sua relazione ha esposto le difficoltà diagnostiche per diverse tipologie di tumori rari, che possono essere scambiati per dermatiti o psoriasi.
Come si procede e quali sono le terapie?
Per i tumori rari non ci sono criteri diagnostici protocollari e alcuni, come il tumore di Merkel e i dermatofibrosarcomi, appaiono spesso localmente simili ad altre patologie, per cui è necessario un esame istologico per essere correttamente individuati e trattati. Il Merkel è un tumore molto aggressivo e recidivante, che facilmente sviluppa metastasi. Per fortuna è molto raro e bisogna intervenire con tempestività. Il dermatofibrosarcoma a livello cutaneo si presenta spesso come un cheloide. È localmente invasivo ma di solito non maligno e difficilmente metastatizza. Di contro, è molto recidivo ed è guaribile se asportato con un intervento chirurgico. È importante che i colleghi conoscano le cosiddette “trappole diagnostiche”, per poter intervenire subito con la terapia giusta per combattere la neoplasia.
Nella relazione sul melanoma la sua collega ha parlato di 50 pazienti trattati con immunoterapia e target therapy. A quanto pare i melanomi non sono poi così rari…
Sì. 50 pazienti sono quelli in stadio avanzato, ma ne abbiamo altri 600 circa fra guariti e in terapia. Oggi ci sono nuovi strumenti che stanno dimostrando un’elevata efficacia per il trattamento del melanoma che ci consentono di effettuare una terapia personalizzata con buoni risultati.
Uno dei punti deboli, molto sentito e contestato dai cittadini, riguarda i tempi lunghi del sistema sanitario pubblico per cominciare la cura. Mi ha molto colpito la rapidità offerta dal Centro che dirige: 24 giorni dal primo accesso alla diagnosi, con referto istologico. Quanto è importante per la dermatologia oncologica e come si accede alle cure?
È fondamentale per tutti i tipi di tumori e ancor più per quelli dermatologici, che sono molto aggressivi e veloci. Dalla mia nomina come Direttore nel 2016, abbiamo subito creato gruppi di lavoro con i colleghi oncologi, ematologi, anatomopatologi, radioterapisti, radiologi e laboratoristi. Nel 2019 il GOM (Gruppo Oncologico Multidisciplinare n.d.r.) è stato istituzionalizzato, e ogni martedì pomeriggio ci riuniamo per analizzare insieme i nuovi casi. Il centro si propone come punto di riferimento per colleghi di presidi ospedalieri più piccoli e delle ASL: essendo università e lavorando in rete riusciamo a evadere le richieste in modo collegiale bypassando la burocrazia che dilata notevolmente i tempi delle prestazioni. Da noi difficilmente viene il paziente per iniziativa individuale: la maggior parte proviene da dermatologi di altri ospedali e degli ambulatori territoriali delle ASL.
Il clima in Italia è cambiato e stiamo diventando sempre più un paese tropicale. Quanto incide l’esposizione al sole senza protezione sui tumori della pelle? Sta cambiando la nostra consapevolezza al riguardo?
L’incidenza è alta, anche se oggi siamo molto più informati rispetto ad alcuni anni fa. La fotoprotezione è indispensabile ma non basta. Il paese al mondo con il maggior numero di neoplasie dermatologiche era l’Australia, nazione in cui c’è un’alta percentuale di cittadini di origine anglosassone, caratterizzati da una pelle molto chiara e sensibile. Il loro governo decise di lanciare una campagna sociale massiccia enfatizzando il concetto che “abbronzatura non è sinonimo di bellezza” con un impatto positivo sulla popolazione e una significativa riduzione di casi. Dovremmo fare lo stesso in Italia, cercando di agire sul modello culturale che abbiamo.
Quanto spesso dovremmo prenotare una visita dermatologica, per evitare spiacevoli sorprese?
Se ci sono fattori di rischio, come ereditarietà familiare, almeno una volta all’anno. In caso contrario, all’insorgenza di qualcosa di insolito, di nuovo sulla pelle, da monitorare tramite lo specialista ambulatoriale, in triage.

Carlo Negri, esperto di marketing farmaceutico e comunicazione in Sanità.