II Biennale d’Irpina, arte, natura e contemporaneità
Dipingendo riesco a esprimere tutto ciò che non potrei dire o scrivere. Vorrei ringraziare l’organizzazione della mostra e la critica d’arte che ha compreso alla perfezione quello che volevo rappresentare. Mi sento felice e lusingata.
Annamaria De Vito, partecipante all’esposizione con il suo Senza via di fuga.
Gelidi valete fontes, La memoria della natura, è il titolo della II Biennale d’Irpinia che si è svolta presso il Mu.Ca.M. di Montella (Av) dal 19 al 27 novembre scorso. La mostra d’arte contemporanea ha riscosso un buon successo, sia per il numero di partecipanti che per quello dei visitatori. Venticinque artisti nazionali e internazionali sono stati selezionati tra i cinquanta che hanno risposto al bando esponendo fotografie, dipinti e sculture. La selezione è stata affidata a cinque esperte del settore artistico, critiche e storiche dell’arte, provenienti da varie realtà nazionali, proprio con l’intento di far conoscere l’Irpinia e di aprire nuovi orizzonti.
Stefano Volpe, curatore della mostra insieme a Guglielmo Mattei, nella sua presentazione racconta che è nata nel 2018 a Bagnoli Irpino. A quel tempo non era ancora una biennale e ve ne presero parte soltanto sette artisti. La sua seconda edizione è stata proposta quest’anno, causa Covid, 42 anni dopo il terremoto del 1980.
Il tema scelto per questa edizione è stato l’attaccamento alla natura, vissuto sia in maniera consolatoria che in senso nostalgico, in quanto la natura è costantemente in pericolo. Proprio nel rispetto del tema, il suo titolo si rifà alla poesia che un grande poeta dell’Umanesimo e del Rinascimento, Giano Anisio, il quale scrisse testi in latino, e la dedicò a Montella in occasione del suo addio al paese prima di tornare a Napoli. Il cittadino, infatti, che scopre la natura, capisce che fino ad allora gli è mancato qualcosa.
Guglielmo Mattei,anch’egli curatore della mostra, precisa che si è voluto trattare il tema della nostalgia per la natura, che è anche nostalgia del territorio, in quanto per chi va via da un luogo come l’Irpinia è fondamentale pensare alla natura come rievocazione. Contro il mito della grande città si rievoca la bellezza della terra e della natura nonché l’amore verso di essa.
Giuseppina Volpe, attualmente amministratrice comunale, ha voluto mettere il suo impegno per dimostrare che esistono luoghi in Irpinia che possono essere utilizzati per eventi culturali. Il museo della castagna nasce, infatti, come museo virtuale multimediale, concepito quindi più per raccontare che per esporre, ma poiché manca una galleria d’arte, si è pensato di proporre palazzo Capone, e anche di viverlo sotto questo aspetto.
La critica Rossella Della Vecchia, ricordando Giacomo Leopardi, conferma che la natura si è connotata come dispensatrice di illusioni ma anche come potenza, in quanto oggi è come se si stesse ribellando alla tracotanza dell’umanità subìta finora. Tale concetto include un rapporto sia nostalgico che catastrofico. La riflessione sulla natura portata dagli artisti della biennale è quella dell’arte contemporanea. Le loro opere, infatti, sono attinenti alla natura in senso stretto, ma la scelta della giuria è stata quella di privilegiare il mondo contemporaneo in quanto purtroppo in Irpinia, ma in genere nelle province, si ha difficoltà ad approcciarsi a quella che è la contemporaneità. L’idea è quella di educare il pubblico a questa visione e il tema proposto dai curatori ha consentito di realizzarla. Proprio per questo, la Critica, esprime il suo plauso morale e intellettuale all’operazione che i curatori hanno svolto nell’investire sul territorio con una narrazione che fosse diversa da quella dei paesaggi ameni o dall’enogastronomico.
Esistono anche risorse intellettuali e artistiche ed è necessario investire rispettando questa chiave di lettura del territorio, così come è importante creare e aprire luoghi. La natura ci dice che nulla si ferma e nulla è immutabile, quindi dobbiamo cercare di fornire gli strumenti perché si possa avere un’idea diversa da quella che abbiamo avuto finora.
La seconda biennale d’Irpinia, oltre a ospitare opere uniche per genere, tecnica e senso, nel rispetto del tema e dell’arte contemporanea, ha dimostrato, a mio parere, il sincero desiderio di andare avanti, di impegnarsi per uscire dall’isolamento, promuovendo, proponendo e organizzando con cura una manifestazione che, nel rispetto di ciò che l’Irpinia ha di più bello, la natura, abbia voluto mostrare una positiva contaminazione tra arte contemporanea e territorio. Un accurato catalogo, con tanto di note critiche, presentazioni e foto delle opere, mostra inoltre la dedizione di chi crede davvero in ciò che fa e si adopera al meglio per la sua realizzazione.
Giuseppina Volpe ha curato il coordinamento generale dell’esposizione. A lei ho chiesto di che cosa si occupa in particolare a Montella Atacama.
Atacama p.s. è un’associazione che si occupa soprattutto dell’organizzazione di eventi musicali in quanto a 100 metri da qui c’è un bellissimo teatro di proprietà di un ente che lo mette a disposizione per le rassegne musicali. L’idea è quella di importare sul territorio varie iniziative a sfondo culturale, sociale e di solidarietà, per cui ci siamo affiancati ai curatori nell’organizzazione dell’esposizione.
Lei è assessore comunale e ha sottolineato nel suo intervento di aver voluto fortemente la realizzazione della mostra in questo luogo. Mi è piaciuto molto quello che ha detto, lo condivido in pieno, perché in realtà, a parte la tangibile cura che è stata prestata per l’allestimento della mostra, il luogo si presta bene all’esposizione di opere d’arte.
È importante che le associazioni, così come le amministrazioni, si rendano conto che i luoghi devono essere fruibili.
Tenendo conto, da amministratrice comunale, che non è semplice tenere aperti i luoghi pubblici, penso anche che in un contesto vivo come questo di Montella, nel quale ci sono tante associazioni, queste ultime possano diventare una forza per poter portare avanti iniziative che si tenderebbe a trascurare perché magari il territorio non è propenso o perché manca l’energia dei giovani che vanno via; questo è il discorso che facciamo organizzando le rassegne musicali e portando nel territorio artisti indipendenti che non penserebbero mai di venire a suonare in Irpinia, mentre invece la possibilità c’è perché esiste un bellissimo teatro ed è aperto. Alla fine diventa anche un’abitudine al bello, in un contesto piccolo che può offrire le stesse opportunità di una grande città.
Anche perché le manifestazioni culturali ravvivano il territorio e lo animano.
Esatto, perché dalle nostre parti c’è la tendenza a far morire le iniziative e le zone. Esiste l’idea che le aree interne debbano essere recuperate, ma non si è capito bene come si faccia in realtà. Se le si fa vivere creando iniziative e attività ci saranno persone che vorranno rimanerci, ne manterranno l’esistenza, ma se si pensa di ragionare su ampie visioni sarà difficile che si possa realizzare qualcosa.
Intervista alla critica d’arte Rossella Della Vecchia.
Nella sua presentazione ha sottolineato il fatto che la terra non si ferma e che ce ne dà varie dimostrazioni. Mi sembra che visionando le opere in mostra questo concetto sia proprio tangibile in esse, cioè che si voglia mettere in rilievo il rapporto tra la natura e l’uomo e, soprattutto, che l’uomo sia un elemento della natura. Dovrebbe essere pertanto più rispettoso nei suoi confronti.
La natura è la nostra fonte di vita e nello stesso tempo può sopravviverci. Ciò costituisce già un rapporto di inferiorità tra natura e uomo. La maggior parte delle opere presenti delinea, infatti, uno scenario catastrofico più che nostalgico, se non evocativo del suo valore nostalgico. Le opere esprimono, oltre questo, un accorato appello ad invertire rotta, ad avere un rapporto pacifico e rispettoso. Come ha ricordato lei, neanche la terra sotto i nostri piedi è stabile per cui nulla è immutabile. La natura da secoli ci sta dicendo che tutto può cambiare, tocca all’uomo sapersi adattare, sicuramente, ma io vedo anche un invito all’uomo affinché possa cambiare rapporto con essa.
Nell’ambito strettamente artistico, lei ha voluto sottolineare l’importanza dell’arte contemporanea, intesa a mostrare ciò che accade oggi. È un’idea, questa, che vuole mettere in risalto il fatto che possa esistere un’arte contemporanea che si renda conto di alcuni problemi reali, che non vada soltanto verso le forme o l’astratto, ma che abbracci un rapporto di contemporaneità riuscendo a mostrare, attraverso l’arte, la visione del connubio arte-realtà.
Non a caso fino a qualche anno fa c’era un ramo universitario in cui si studiava critica sociale dell’arte che attestava il rapporto che intercorreva tra l’arte e la cultura e quindi una critica rivolta alla società stessa. Poi l’arte è diventata autoreferenziale, quindi ha allontanato il pubblico dalla sua stessa visione. In questo allontanamento c’è stata una diseducazione del pubblico all’arte in generale e soprattutto ai suoi nuovi media, causando un’impreparazione anche delle persone più curiose, a voler intervenire, a volersi interfacciare con l’arte stessa. Sicuramente in Italia abbiamo un deficit decennale rispetto all’internazionalità, quindi non parliamo soltanto della realtà provinciale o di quella irpina che non è avvezza all’arte, ma è proprio una connotazione che riguarda il nostro Paese. L’arte contemporanea va avanti e spesso in Italia non ci si rende conto di questo. Abbiamo anche molta tendenza esterofila e non guardiamo mai ai nostri artisti, che sono tanti e davvero bravi, che trasmettono molto sia intellettualmente che emotivamente e richiamano un pubblico vario e non solo gli addetti al settore. Pensiamo, ad esempio, a Edoardo Tresoldi e Gian Maria Tosatti.
L’evento ha dato modo, ancora una volta, di riflettere sulla necessaria attenzione alla natura, che in molte opere si è vista benevola e accogliente, nonostante tutto: un lupo che non mostra i suoi denti ma il suo sguardo curioso e mite verso l’uomo che pacificamente coabita con lui. Si sono visti simboli nascosti ma riconoscibili della terra irpina, colori e sfumature, nonché immagini tra passato e presente che mostrano forza. Si sono anche visti pesci chiusi in un labirinto a mostrare che l’uomo, in quanto essere naturale, può non avere vie di fuga.
Lunga vita alla biennale d’Irpinia.

Maria Paola Battista, Sociologa, editor e giornalista, scrive recensioni di libri e interviste agli autori per varie testate.