Il Chaos e l’Emicrania

ovvero: quando il Dolore è un Sistema Adattivo Complesso

Serata pasquale; sono alle prese con la mia emicrania; oggi è un dì di festa e fuori dalle routine. Ho dimenticato di prendere i miei numerosi caffè quotidiani; quei caffè che rientrano nei miei rituali sociali sono anche la mia terapia anti-migraine a base di caffeina.

Questa sera certamente non potrò portare a termine questo pezzo de Il Bugiardino.

Non potrò neppure stare allo schermo dello smartphone per le mie abituali attività serali di socialità digitale.

Assumerò il mio FANS; e se tutto procederà come al solito, mi sveglierò domattina senza questo ospite sgradito; più incerto è che riuscirò a riposare e avere il ristoro che vorrei dal sonno.

In diverse aree della Medicina sta emergendo il fatto che sistemi deterministici non lineari, di tipo caotico, possono validamente governare fenomeni fisiologici e patologici complessi.

Il battito del cuore, anche in condizioni fisiologiche di frequenza cardiaca normale, è governato da oscillazioni caotiche che ne garantiscono robustezza, resilienza e frattalità.

Allo stesso modo, il Sistema Nervoso funziona normalmente attraverso fenomeni deterministici (e quindi non affidati al caso) di tipo non lineare; è grazie a questi fenomeni caotici e alla capacità del sistema di governarne feedback inibitori ed eccitatori, che il nostro organismo riesce a mantenersi plastico e funzionale nella sua complessa interazione con l’ambiente esterno ed interno.

Anche il Dolore risponde alle leggi del caos.

Nell’ambito del dolore, i modelli caotici ad oggi meglio descritti riguardano proprio l’emicrania.

La non-linearità può spiegare come piccoli cambiamenti nelle condizioni iniziali del sistema-uomo, se non governate efficacemente dai sistemi modulatori del Sistema Nervoso Centrale, possa determinare in una catena di eventi più o meno prevedibile, il mal di testa.

La Teoria del Chaos può spingerci verso la comprensione del perché un paziente viene assalito da un attacco di cefalea a seguito di un banale cambiamento climatico o del fatto di aver riposato poco o a seguito di un altro fattore noto per scatenare un mal di testa. 

È così che piccole perturbazioni nel complesso Sistema Nervoso Autonomo di un soggetto emicranico possono innescare una cascata di eventi biochimici che culminano con un attacco di emicrania.

Addirittura, in una persona con epilessia, quando il caos fallisce e gli schemi di attivazione neuronale diventano troppo regolari, può verificarsi una crisi epilettica; allo stesso modo, la perdita di una dinamica caotica e la troppa regolarità del battito cardiaco può essere causa di danni anche fatali per il cuore.

Quando nel 1970 Oliver Sacks scrisse la sua prima edizione di Emicrania e quando nel 1992 ne pubblicò l’ultima, ancora  la Scienza dei Sistemi Adattivi Complessi (CAS) era una sconosciuta fuori dagli ambienti specialistici; eppure, il noto scrittore di L’uomo che scambio sua moglie per un cappello, col suo metodo scientifico e con la sua sensibilità umana e clinica, aveva colto il segno della complessità di una manifestazione dolorosa, il mal di testa, che meritava oltre ad una descrizione  clinica, anche una profonda riflessione sulla natura e sul senso della salute e della malattia.

Oliver Wolf Sacks (1933-2015)

Oliver Wolf Sacks (1933-2015) nel suo brillante eclettismo che lo portò ad essere, oltre che medico e chimico, anche scrittore e psicologo, e accademico docente di Neurologia e Psichiatria, descrisse l’emicrania come manifestazione esemplare della nostra trasparenza psicofisica, e concepì il suo testo Migraine, come un work in progress su cui far proliferare nel tempo note e glosse, e su cui noi oggi possiamo costruire percorsi ipertestuali e multimediali per proseguire quella sua idea di meditazione sulla natura della salute e della malattia, e su come, ogni tanto, gli esseri umani possano aver bisogno, per breve tempo, di essere malati.

Parlare di Dolore significa andare al cuore di un problema irrisolto in Medicina, significa volersi addentrare in una meditazione sull’unità di mente e corpo, sul senso non solo biologico e medico del dolore, ma anche sul suo senso psicologico, sociale, antropologico e culturale.

Significa non volersi sottrarre alla conoscenza ed esperienza (perché ogni essere umano – tranne che non sia malato di una qualche rara malattia che tragicamente lo esima dal dolore -, nella propria vita sarà costretto ad incontrare, conoscere e patire il dolore, in almeno una delle sue molteplici forme) del dolore come sofferenza, come sentire contestualizzato, come necessità per vivere, come arma (David Le Breton, 2010), come trauma del corpo e del sé, come identità del sé (vedi la body art con tatuaggi, piercing, scarring e altri marchi corporei, vedi i riti iniziatici, e vedi anche la costruzione della propria identità intorno a un nucleo di dolore), come sostegno alla virilità o alla maternità, come modalità di accesso a una coscienza modificata (vedi il significato  del dolore nell’estasi e nelle pratiche sportive).

…E così, oggi che il mio attacco di emicrania è risolto e che la tregua è giunta, sono stato finalmente in grado di completare questo mio racconto per Il Bugiardino, e lontano dalla morsa emicranica, mi consolo pensando che, accanto al maggior rischio di malattie cardiache e di suicidio che la letteratura scientifica ha associato a questa patologia dolorosa a ereditarietà mitocondriale (e quindi materna), dall’uovo di pasqua degli studi scientifici è uscito anche l’inatteso risultato che il miliardo e più di persone che al mondo soffrono di emicrania, sembrano protette dal declino cognitivo che normalmente si associa all’età che incalza.

Beniamino Casale, responsabile IPAS Terapie Molecolari e Immunologiche in Oncologia – AO dei Colli – Ospedale Monaldi.

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