Il veliero di Mimmo

Domenico Casale, collaboratore del nostro Il Bugiardino, è stato per me un grande amico, il mio amico Mimmo.

A volte, o forse spesso, nel ricordare una persona cara che è andata avanti e non è più tra noi, si rischia di non essere compresi fino in fondo da chi ascolta o da chi legge le parole del ricordo o del commiato, perché è un’impresa molto difficile rendere comprensibile a tutti, anche a chi non ha conosciuto la persona scomparsa, che cosa questa ha effettivamente donato a coloro che ha avuto vicini.

Vorrei dunque essere compreso da tutti e, per far questo, devo sforzarmi di tenere a bada il vortice delle emozioni che premono con la loro forza dirompente.

Di Mimmo, grande medico dotato di scienza e umanità, desidero ricordare la simpatia, fortemente ricambiata, che lo ha sempre legato a mio padre che gli fu di conforto in una giornata a lui ostile, ma soprattutto l’amicizia, la stima e l’affetto con cui ha inteso onorarmi nel tempo.

Persona caratterialmente schiva e non avvezza a porsi al centro dell’attenzione, di lui ricorderò anche l’umanità, la sensibilità, la partecipazione attenta ai problemi degli altri e l’enorme cultura intrisa di curiosità e di desiderio di conoscenza e di apprendimento continuo.

Mimmo era avido di tutto ed amava approfondire gli enigmi della storia e del pensiero umano con un approccio nobilmente laico, ma tutt’altro che ostile al ruolo che le forze superiori dello Spirito possono aver giocato nella trama intricata degli eventi che hanno caratterizzato le vicende dell’Umanità nel corso dei millenni.

Nelle nostre passeggiate, prima che la malattia gli impedisse sempre più velocemente di godere del tepore dei raggi del sole e del piacere di scambiare opinioni e impressioni con gli amici, amavamo parlare di tutto per il puro piacere di farlo e di sottoporre, l’uno al vaglio dell’altro, idee, pensieri, opinioni, moti dell’animo.

Si parlava di tante cose: di autori, di miti, di storia, di civiltà scomparse, di uomini e di dèi, di religioni, di leggende, di etica e di filosofia. Ma lo facevamo con la semplicità dei curiosi che sanno di non sapere e che si sforzano di trovare delle ragioni, dei fini ultimi, delle risposte ai tanti misteri insondabili.

Era davvero di conforto, per noi, ragionare a tutto tondo sulle derive della contemporaneità perché sapevamo di non poterle evitare, di doverle subire in un modo o nell’altro, ma non per questo di doverle accettare a tutti i costi, supinamente e senza denunciarne le crepe e le storture.

Ma tant’è, Mimmo caro: ducunt volentem fata, nolentem trahunt, il Destino conduce colui che vuole lasciarsi guidare, ma trascina colui che gli oppone resistenza. È andata così perché siamo uomini e, come tali, vulnerabili e questo è il nostro destino, anche se è sempre così difficile, direi quasi impossibile, accettarlo pienamente.   

Se è vero, come diceva qualcuno, che ci sono cattivi esploratori che ritengono che non esistono terre dove approdare, solo perché non riescono a vedere altro che mare intorno a sé, beh…questo non è mai stato il tuo caso, Mimmo caro, e dunque ora continuerai la tua ricerca accanto all’altro tuo amico, Giuseppe, mio padre, esploratore della Vita e viandante desideroso dì conoscenza come sei stato tu e sono certo che insieme troverete finalmente tutte le risposte alle grandi domande di sempre.

A voi due insieme e al vostro veliero ideale auguro allora, a voce alta,

Buon Vento su mare calmo

e poi sommessamente aggiungo il mio …grazie!

Michele Chiodi, già dirigente di istituti finanziari, collabora con periodici e associazioni culturali.

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