A tutti sarà capitato, almeno una volta, di ricevere dal proprio medico la diagnosi di origine psicosomatica a un proprio malessere fisico. Una diagnosi che inevitabilmente genera confusione … in che modo può un dolore fisico essere un disturbo psicosomatico? Come interpretare questa connessione? Perché si hanno manifestazioni psicosomatiche? Tante domande, tante perplessità … per chiarire ogni dubbio necessita volgere l’attenzione alla medicina psicosomatica.
Questa breve argomentazione non vuole sostituirsi o sovrapporsi alle nozioni e all’esperienza medica specialistica bensì è finalizzata ad offrire un approccio ai disturbi psicosomatici con una particolare attenzione alla prospettiva psicosociale.
L’etimologia della parola psicosomatico deriva dal greco psiche ψυχή anima e soma Σώμα corpo. La medicina psicosomatica studia la reciproca interazione tra la componente psicologica psiche e la componente fisiologica soma. Il termine psicosomatico indica un sintomo o una sindrome funzionale in cui esiste un legame tra segni d’espressione fisica e segni d’espressione psichica. Negli anni quaranta Alexander Lowen, psicoterapeuta e psichiatra, è il primo studioso ad analizzare il rapporto tra la mente e il corpo ponendosi l’obiettivo d’individuare i processi eziopatogenetici della malattia psicosomatica.
Come il riso è la risposta alla gioia e il pianto al dolore così l’ipertensione lo è alla collera e alla paura, l’ipersecrezione gastrica all’emergenza …(Alexandre Lowen)
L’uomo è considerato come un’unità inscindibile di psiche e soma interconnessi tra loro, un malessere pertanto può esprimersi come sintomo fisiologico e/o disturbo psicologico.
Non bisogna cercare di guarire gli occhi senza la testa né la testa senza il corpo allo stesso modo il corpo senza l’anima (Platone).
La medicina psicosomatica pone attenzione a come il paziente vive la malattia… al vissuto e all’evolversi della malattia e a come sia possibile il dialogo tra la psiche e il soma rapportandosi sia alla medicina che alla psicologia.
Ma come avviene il passaggio di un disagio psicologico in un malessere fisico?
La risposta è da ricercarsi nel fenomeno della conversione basato sul simbolismo dei vari organi che simbolizzano, cioè esprimono i disturbi psicologici del paziente. Quando un malessere emotivo non trova espressione nelle parole o nei gesti si rivela attraverso un organo, questo processo è definito il linguaggio degli organi del disturbo psicosomatico.

Un problema che può insorgere anche per stati emotivi latenti, traumi del passato non superati e metabolizzati che si slatentizzano scatenando sintomi d’ansia, attacchi di panico etc. Il disturbo psicosomatico può interessare l’apparato respiratorio, gastrointestinale, cardio-circolatorio, urogenitale, il sistema endocrino, muscolo scheletrico e il regime alimentare.
Perché si hanno manifestazioni psicosomatiche?
Un quesito con una risposta ramificata in diverse teorie. Ogni teoria rappresenta l’organizzazione delle nozioni ed esperienze dei loro formulatori, con dei propri sostenitori e critici, ma ciò che è rilevante è che ogni dottrina di pensiero ha influenzato ed influenza la medicina psicosomatica. Il suo paradigma teorico si articola essenzialmente nel modello psicodinamico e il modello psicosociale.
La teoria psicodinamica è un approccio terapeutico di matrice psicoanalitica (S. Freud, C.G. Jung, H. Murray) descrive l’apparato psichico come dinamico ossia in movimento tra inconscio e conscio. Il comportamento dell’individuo è guidato, pertanto, da cause e dinamiche inconsce, innate e sovente irrazionali. Attività psichiche che possono interagire o entrare in conflitto determinando aspetti della personalità o comportamentali malsani considerati potenzialmente ansiogeni.
L’intensità dell’ansia è proporzionale al grado di conflitto inconscio
L’IO può reagire all’ansia in due forme espressive:
proiezione – spostamento: l’ansia viene “scaricata” o “proiettata” verso l’esterno, sugli altri e sul contesto interpersonale in generale
repressione – negazione: l’ansia trova sfogo all’interno dell’organismo innescando un processo di tipo somatico e determinando la comparsa di una malattia psicosomatica.
La teoria psicosociale, si collega storicamente alle ricerche di Cannon, Wolff e Selye, rileva i disturbi psicosomatici come determinati da un intrecciarsi di problematiche fisiologiche, psicologiche, sociali ed ambientali. Una lettura, pertanto, non circoscritta nella prospettiva della reazione individuale alle emozioni bensì correlata ad individui immersi nella realtà sociale ed ambientale.
Nell’ambiente sociale la maggior parte degli stimoli esterni derivano dagli altri membri della società, incentivi che possono scatenare stati di frustrazione, isolamento, abbandono etc. generando affezioni psicosomatiche. Lo studio psicosociale si concentra sull’individuazione dei fattori di rischio precursori di un malessere psicosomatico che possono crearsi nel contesto familiare, amicale, lavorativo.
Nella famiglia si sperimentano relazioni che possono evocare risposte di disappunto, collera che influiscono sullo sviluppo e il benessere emotivo dei componenti familiari. L’incapacità o l’impossibilità di esprimere peculiari stati emotivi può originare un disturbo psicosomatico.
La scuolaè un microcosmo di socializzazione il suo ambiente psicologico è d’importanza fondamentale poiché gli alunni, sovente, si trovano ad affrontare difficoltà d’inserimento piccole e grandi fino a degenerare al bullismo e al cyberbullismo. Il tipo di reazione dell’alunno al proprio vissuto scolastico può generare un malore psicosomatico.
La rete amicale come precursore a un disturbo psicosomatico va analizzata nei termini della natura delle relazioni dell’individuo con il gruppo di amici. Il disaccordo con l’ideologia dominante del gruppo determina isolamento, esclusione che, spesso, sfociano in sofferenze psicosomatiche.
Non esiste una psicologia dei gruppi che non sia fondamentalmente e interamente una psicologia degli individui (Gordon Allport).

L’ambiente lavorativo se non vissuto con armonia, con serenità può determinare un senso d’insoddisfazione, tensione con i colleghi, frustrazione, sensazioni di stress che possono innescare l’insorgenza di un malore psicosomatico, una diagnosi che accentua ulteriormente la malattia professionale studiata dalla branca psicosomatica della medicina del lavoro.
Opinione comune, sovente, etichetta il disturbo psicosomatico come dolore immaginario aggravando il senso di disagio ed avvilimento di chi lo avverte. L’afflizione psicosomatica è reale e va curata con un percorso medico e psicoterapeutico. La terapia, tuttavia, è difficile perché l’origine e l’evolversi del disturbo psicosomatico è caratterizzato da continui progressi e complicazioni, soprattutto negli individui predisposti alla somatizzazione.
La medicina psicosomatica c’invita, ad una presa di coscienza critica e sempre più precisa dei nessi indissolubili tra malesseri fisici, psicologici e sociali. Il disturbo psicosomatico è da considerarsi come un campanello d’allarme importante perché rappresenta un disagio avvallato e complesso che necessita approfondire e curare.
Ogni condizione di salute o di malessere è la conseguenza dell’interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali(Friedrich Engels).

AnnaMaria Fiscale: sociologa, specializzata in analisi qualitativa della ricerca sociale e in management dei servizi sanitari