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LA PAURA, FONTE DI CORAGGIO

Con il termine paura s’intende generalmente il sentimento d’insicurezza e di minaccia al proprio benessere fisico e materiale, alla propria incolumità e alla propria identità soggettiva e sociale.

Il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman, ne La società dell’incertezza, così esplica il concetto: Ogni epoca si è differenziata dalle altre per forme particolari di paura; o meglio ogni epoca ha dato un nome di propria invenzione ad angosce conosciute da sempre. Queste definizioni erano interpretazioni latenti: informavano su dove erano collocate le radici profonde delle minacce e dei timori, su cosa si doveva fare per evitarle o sul perché non si potesse fare nulla per proteggersi.

La paura ha sempre dominato la scena sociale attraverso i vari avvenimenti che si sono succeduti nel tempo: guerre, attentati terroristici, fino all’ancora attuale pandemia. Una parte della storia della civiltà è inevitabilmente legata a questo concetto, che quasi sempre riconduce a timori reali, talvolta legati all’immaginario collettivo. Ogni evento catastrofico produce una sorta di frattura nel vissuto degli uomini, disegnando un prima e un dopo, ed è in questi frangenti che l’uomo diventa più facilmente governabile. La paura è dunque intesa come dispositivo di controllo sociale: chi teme è più controllabile e condizionabile. Chi ha paura è più vulnerabile.

Nella società contemporanea un ruolo importante è rivestito dai mezzi di comunicazione: TV, social media e internet contribuiscono a veicolare le notizie talvolta con toni allarmistici, che aumentano esponenzialmente, spesso con volontà e consapevolezza da parte di chi li utilizza, il senso d’incertezza e di angoscia.

Il filosofo e sociologo Umberto Galimberti in una recente intervista ha dichiarato che in molti casi parlerebbe di angoscia più che di paura, in quanto la paura è razionale, l’angoscia no.

È pur vero infatti che alla paura sono legati anche meccanismi di difesa (il timore di qualcuno o di qualcosa spinge l’uomo a ragionare e valutare prima di agire), mentre alcuni comportamenti irresponsabili sono sovente causati da terrore immotivato.

La paura è un fatto sociale, ma è anche un fenomeno estremamente intimo e dalle numerose sfumature, e i due fattori sono molto spesso correlati: a seguito di grandi paure che dominano la scena sociale, l’uomo si sente più solo, più intimorito, più vulnerabile.

Nel vissuto quotidiano, la paura si esplica in numerosi modi, diventa protagonista di tante pagine di uno stesso libro, e solo il lettore più attento e sensibile riesce a percepirla nei personaggi che nel grande libro della vita si muovono. Allora ci si accorge che non è solo quella sensazione che ti fa gridare, o che al contrario t’impedisce di farlo, ma che la vera paura è silenziosa, muta, discreta, e forse per questo ancor più grave.

La si riconosce nell’andamento cadenzato e lento di chi si avvia al tramonto della vita senza aver avuto la possibilità di viverne pienamente l’alba; sul viso invecchiato di un genitore che non riconosce più il proprio figlio, o che lo vede malato, tradito, perdente; nelle lacrime polverose di chi in pochi minuti ha visto crollare il proprio mondo e sa che difficilmente riuscirà a ricostruirlo; nella tensione di chi sfiderà se stesso e una Commissione per trovare il posto nel mondo; nell’angoscia di chi si sottopone a un esame medico, ne teme il risultato e vorrebbe che il referto non arrivasse mai o che arrivasse in fretta; nel medico che deve comunicare una diagnosi e che non trova le parole giuste per farlo; traspare dagli occhi sbarrati di chi ha visto qualcosa che avrebbe preferito non vedere, dalla voce incrinata di chi ha assistito alla distruzione delle certezze che pensava di aver costruito, nei gesti tremanti, affannosi, violenti, di chi trova negli abusi e nei soprusi la sua forza, illudendosi di essere forte ma sapendo che non sarà mai felice; in chi ha toccato il fondo e si dispera all’idea di non riuscire a risalire, o ha creduto in un sogno che ha visto svanire; nelle lacrime versate e nelle parole mai pronunciate, in un sorriso spento e in uno sguardo arreso.

Però, come talvolta accade anche nelle situazioni più difficili, può darsi che di quel libro, il grande libro della vita, alcune pagine siano sfuggite, per essere poi ritrovate, inaspettatamente e con prepotenza, in una successiva lettura, e verranno guardate, pensate, accarezzate.

Qualcosa allora cambia, persino la paura si trasforma in forza positiva, affascinante, accattivante, diventa risorsa, opportunità, possibilità, capacità e voglia di ricominciare, orgoglio e dignità. Perché solo chi ha avuto paura può rinascere, nel privilegio di trovare il coraggio.

Rosa Maria Bevilacqua, Sociologa, A.O.R.N. “San Giuseppe Moscati”- Avellino, Delegata alla Sanità ASI (Associazione Sociologi Italiani)

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