La principessa e il suo aguzzino

C’era una volta una principessa che incontrò il suo principe e vissero per sempre felici e contenti.

Ogni bambina nasce principessa e le viene raccontata tante volte la favola del suo principe che l’amerà per sempre, la proteggerà e l’affiancherà con amore nel suo percorso di vita. La favola nell’incrociare la realtà, sovente, nasce e resta una favola e così tante … troppe bambine diventate donne incontrano un aguzzino trasvestito da principe, e iniziano con lui un cammino di vita buio e tempestoso dove non c’è nulla di fiabesco.

 Il carnefice oscilla tra un esasperato sentimentalismo e un bisogno di potenza, con maestria psicologica e violenza fisica distruggerà la purezza della sua donna, la sua spontaneità, il suo sorriso, i suoi sogni, i suoi affetti, le sue amicizie, i suoi pensieri, la sua mente, il suo viso, il suo corpo, la sua vita.

Ogni giorno con lui sarà per lei un giorno impossibile da raccontare vissuto tra umiliazioni, prepotenze, percosse, abusi psichici e corporali. Non servono grandi crisi a scatenare l’ira dell’aguzzino, ma bastano anche semplici imprevisti: una pasta scotta, lo squillo di un telefono, una dimenticanza sciocca, un buongiorno formale del salumiere.

Nessuno evento tragico ed eclatante, ma che nella gabbia domestica si trasforma in grave, intollerabile diventando veicolo di una violenza inaudita. Il dialogo non ha più tempi e spazi, si sentono solo urla disperate basta… ti prego, smettila… mi fai male… aiuto e tante, tante lacrime di dolore e di paura e poi l’atteggiamento finale, spesso costante, dell’aguzzino scusa…  non volevo … ti prometto che non lo farò più … non lasciarmi… ti amo …

Bugie. Solo bugie e lei lo sa… ma segregata nella sua solitudine familiare, amicale e sociale creatale intorno dal suo compagno/carceriere, assalita dalla paura e dall’angoscia, dal dolore emotivo e fisico non sa come liberarsi dalle sue chele che la stritolano con veemenza.

 La ragione urla: denuncialo! ma il cuore è debole e la paura incontenibile, ingestibile che la denuncia possa scatenare in lui una violenza estrema… la paralizza tanto da scegliere di continuare a vivere in silenzio nella violenza, continuando a nascondere e a mascherare i lividi e le sue ferite fisiche e psicologiche.

Il carnefice alterna, spesso, una tranquillità anomala all’impeto violento e in quei momenti pacati il suo cuore spera. Lui è cambiato … adesso tutto andrà bene … ma la sua ragione urla Ti stai illudendo! Non è cambiato!  e infattiin un giorno qualunque per un banale motivo lui la colpirà con forza estrema e quel colpo sarà per lei fatale.

L’epilogo di un copione che con fervore scorre sempre più spesso nei titoli della cronaca e lungo le testate giornalistiche, delineandosi come una tragedia annunciata, talvolta osservata ai margini dai vicini di casa senza intervenire, non ultima di una lunga serie che si consumano nella voliera domestica.

Facile ma sbagliato giudicare una donna che non denuncia una violenza subìta.

Difficile ma doveroso, rispettoso cercare di capire le motivazioni di una donna che sceglie di non denunciare e continuare a vivere in silenzio subendo violenza.

Impossibile immaginare il vissuto, il dolore psicologico e fisico di una donna vittima di un atto violento.

Lo scenario nazionale e internazionale rileva un aumento sempre più significativo di denunce di donne che hanno subito violenze e abusi. La denuncia, tuttavia, pur delineandosi come l’unico modo per sfuggire e liberarsi dall’aguzzino spesso non si verifica.

La violenza sulle donne è una tematica sempre presente, argomentata e sostenuta da professionisti: psicologi, criminologi, assistenti sociali, sociologi, medici, avvocati etc. ma anche artisti, cantanti e attori. Un messaggio forte, infinito e costante di giustizia e di solidarietà che cerca di bussare e abbattere le barriere, le paure, l’angoscia e la solitudine, che il tiranno ha costruito con tenacia e metodo intorno alla sua donna/vittima, per aiutarla a liberarsi e ad assediare con la giustizia il suo compagno /carnefice.

C’era una volta una principessa che incontrò il suo aguzzino, le rese la vita impossibile ma nonostante le ferite, il dolore, il terrore lei riuscì a liberarsi, a denunciarlo e da quel giorno ricominciò a vivere…

Quando una carezza ha la forza di uno schiaffo… non è amore!

Quando un abbraccio ha l’impeto di una morsa che stringe senza tregua … non è amore!

Quando un bacio diventa un’imposizione … non è amore!

Quando un rapporto intimo diventa una violenza… non è amore!

 Quando un uomo dà un pugno o una gomitata a una donna e dopo dice d’amarla… non è amore!

Non è amore. Non è bene. Non è affetto! E’pura e assoluta violenza!

Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subìto, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negata, per la bocca che le avete tappata, per le ali che le avete tagliate, per tutto questo: in piedi signori davanti a una Donna.

William Shakespeare

AnnaMaria Fiscale: sociologa, specializzata in analisi qualitativa della ricerca sociale e in management dei servizi sanitari

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