LA PSICOLOGA SI RACCONTA… PER LE DONNE, CON LE DONNE

Sono trascorsi molti anni da quando ho iniziato a occuparmi di Psiconcologia, disciplina specialistica che si occupa dell’impatto psicologico e sociale provocato dalla malattia oncologica, che studia comportamento, reazioni e stati d’animo della persona durante le varie fasi della malattia, e che in caso di difficoltà cerca di aiutarla.

Ricordo ancora le parole dei miei colleghi: Come fai? Ti ammiro… ci vuole coraggio!

È vero, è un lavoro difficilissimo, ma altrettanto bello e interessante.

Durante la pratica del mio lavoro affronto diversi problemi: ansia, depressione, difficoltà sessuali e con il partner, incomunicabilità tra genitori e figli, paure, angosce, conseguenze di morte e dolore.

Lo psiconcologo offre la sua esperienza per supportare il paziente e/o i familiari attraverso colloqui individuali e di gruppo, stimolandoli ad affrontare nel miglior modo possibile le criticità, alleviando la sofferenza emotiva nei momenti stressanti del decorso di malattia e discutendo nuove strategie per affrontare la situazione generale. Si occupa inoltre di prevenzione, incoraggiando stili di vita sani e attuando tecniche di riabilitazione per riprendere la propria vita dopo un tumore. Infine, si dedica alla formazione destinata a operatori sanitari e volontari.

La mia personale esperienza è iniziata con una forte passione: la Ricerca. Poi, al di là della somministrazione di questionari e test utilizzati di solito da noi operatori della Psiche, ho iniziato a dedicarmi all’accoglienza, costituita da un colloquio psicologico iniziale con i pazienti del Dh Pneumoncologico dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, dove approccio alle loro paure, ai disagi e ai bisogni. In base alla mia esperienza, l’accoglienza agevola il ricorso all’intervento dello psicologo in momenti successivi, in quanto ancora resiste il pregiudizio secondo cui andare dallo psicologo significhi essere matti.

In questi anni ho conosciuto moltissimi pazienti, e tantissime donne.

Ansia, angoscia, demoralizzazione, tensione, irritabilità e rabbia sono reazioni comuni e normali sia nei pazienti che nei loro familiari.

Sono davvero tanti i cambiamenti che soprattutto le donne attraversano, durante la chemioterapia. E proprio questi cambiamenti accompagnano e segnano i nostri incontri: la caduta di capelli, ciglia e sopracciglia, il viso gonfio, le vene rovinate, le cicatrici dell’intervento, la peluria che ricompare dopo la chemioterapia, le difficoltà a mostrarsi nuda al proprio partner, quelle nel fare l’amore.

Le prime domande che le donne mi rivolgono come reazione alla diagnosi di cancro sono quasi sempre le stesse: Diventerò brutta? Avrò più la forza di guardarmi allo specchio? Posso avere rapporti durante la chemioterapia? Ho dei bambini piccoli… cosa dico loro?

Le domande durante i nostri incontri in parallelo alla terapia sono altrettanto toccanti: Posso abbracciare o prendere in braccio mio figlio, dopo un intervento o con il Port? Tornerà tutto come prima? Ho un brutto colorito, la pelle rovinata, i capelli che cadono… si può fare qualcosa? Posso mangiare tutto? Sono ingrassata… che dieta potrei fare? La tinta ai capelli è possibile?

Mentre ascolto, mi chiedo come posso aiutare, come realizzare un percorso finalizzato alla cura e al benessere psico-fisico delle pazienti, garantendo una miglior qualità di vita durante tutto il percorso di malattia.

Così, nel 2013, anche grazie alla sensibilità della Direzione Sanitaria dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, promuovo un primo progetto dal titolo Tumore e… bellezza. Un percorso tra amiche, durante il quale visagistee parrucchiere si prendono cura delle donne offrendo gratuitamente idee e consigli su come fronteggiare gli effetti secondari della terapia oncologica, senza dimenticare la femminilità e la cura di sé. La bellezza non è certo la prima cosa di cui ci si preoccupa, quando si riceve una diagnosi oncologica, ma nei mesi a seguire è una componente rilevante per il benessere personale. Gli interventi, i cicli di chemioterapia e quelli di radioterapia lasciano un segno visibile su viso e corpo, e l’estetica è un aspetto da non sottovalutare all’interno del percorso terapeutico.

Anche per questo, con le nostre pazienti programmiamo gruppi di confronto dove sentirsi parte di una micro comunità; sapere che il proprio dramma è condiviso da altri stimola il confronto e consente a ciascuno di sentirsi utile nell’offrire conforto e sostegno vicendevole. Così si affrontano con leggerezza e un pizzico di umorismo dei temi intimi e delicati come i rapporti di coppia, la sessualità, la femminilità ferita.

Ma nella stanza con lo psicologo si piange? Se è vero che nella stanza con lo psicologo in oncologia talvolta si piange, è altrettanto vero che pure si ride, si sta in silenzio, si scherza persino… e questa diversità di reazioni rappresenta non solo un sano momento di leggerezza, durante il quale le donne non pensano alla malattia e non si sentono malate, ma anche uno strumento di supporto psicologico che le aiuta a ritrovare forza, a sentirsi bene con loro stesse, a rilassarsi prima delle terapie, affrontandone ogni conseguenza con una marcia in più.

Raffaella Manzo, Psicologa-psicoterapeuta, psiconcologa A.O. dei Colli, Ospedale Monaldi

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