La svolta del Morfospazio

Dallo  Struggle for life al Game of life

L’addestramento è disciplina

La disciplina è libertà che consente di agire

Solo con la disciplina si diventa ciò che si vuole essere

(detto taoista)

Superata la crisi del millenarismo, i maestri gotici del Medioevo crearono e replicarono nello spazio architettonico una innumerevole varietà di strutture fisiche, che a partire da pochi temi di base teoricamente ripetibili e variabili fin verso l’infinito -, erano dotate di una affascinante, incredibile e talora ancora insuperata unità funzionale ed estetica.

Come un’onda di tsunami, la novità gotica partì dalla Francia settentrionale del XII sec; incontrastata, quest’arte di diffuse ben presto in tutta Europa, e così, il gotico divenne la corrente dominante fino alla svolta del Rinascimento italiano.

Il gotico fu il segno della rinascita dello spirito d’intraprendenza umana che dalle ceneri di un millenario Kali Yuga, come un’Araba fenice, cominciava a riprendersi, trasferendo innovativi principi e forme nell’architettura, così come anche nella musica, nelle lettere e ogni altro aspetto delle arti e del pensiero umano.

L’idea di una struttura base unica e ripetitiva, che può essere variata nell’innumerevole e verso l’infinito, non è appannaggio della sola Architettura.

Infatti, questo è un motivo costruttivo ricorrente nel mondo delle forme dell’esistente.

Sia esso l’inorganico ovvero l’organico, l’esistente attinge a piene mani da quella che potremmo vedere come una fonte alchemica di eterna giovinezza, rappresentata dal design pattern del movimento architettonico della ripetuta variazione formale su un tema dato.

Per esempio, ne troviamo un’ampia rappresentazione nella struttura logica ed organizzativa del linguaggio umano e della comunicazione animale, nelle costruzioni teoriche della matematica, nella geometria e nelle tecniche di tessellatura del piano e degli spazi.

Ma prima ancora, ne troviamo un’ampia rappresentazione nella struttura logica ed organizzativa delle biostrutture.

Per esempio, la biologia delle macromolecole organiche e del vivente è fondata su tale struttura logica ed organizzativa di ripiegamento, adattamento e trasformazione delle forme nell’incastro dello spaziotempo locale.

Nel caso delle molecole organiche, ritroviamo l’applicazione del pattern di logica costruttiva architettonica di una struttura base unica e ripetitiva, sapientemente variata con piccole deviazioni sul tema base, nell’assemblaggio di alcuni dei mattoni fondamentali della vita, quali sono le proteine.

Le proteine sono una mirabile composizione bio-architettonica, basata sulla logica compositiva dall’unione sequenziale – secondo un piano attuativo rappresentato dalla successione lineare di unità base -, di ‘mattoncini’ organici chiamati aminoacidi, che si legano tra loro con il particolare legame chimico di tipo ammidico.

Nel regno del biologico, le proteine intervengono nella formazione di unità strutturali e funzionali indispensabili allo svolgimento del gioco della vita.

Trattandosi di un vero gioco, il termine è lontano dal significato di “non serio” e attiene invece al vasto e complesso campo semantico dell’operare con regole, più o meno strutturate, che portano ad agire con la strategia della previsione e per tentativi ed errori in condizioni di incertezza.

Trattandosi di un ‘gioco’ vasto e complesso, perlopiù tragico ma non privo di senso estetico, serio ma anche ludico, ilgame of life è la versione ‘ipersemplessa’ del gioco degli scacchi, e di come la fattura, la posizione e le mosse di tot pezzi in gioco su tot caselle di spazio-tempo possano tra loro interagire in un numero di possibilità incalcolabile per la mente umana, in una esplosione combinatoria che può rasentare – pur senza mai raggiungerla – l’infinità.

Così per cominciare, anche il ben più semplice (anzi, banale!) gioco degli scacchi può quindi aiutarci a capire o almeno immaginare quale possa essere il funzionamento della vita.

Quando giochiamo all’antico e nobile gioco degli scacchi, esploriamo la possibilità di muoverci secondo predeterminate regole in un dato spazio di possibilità.

In fondo, è proprio questo, seppur ‘complessificato’ nel caos deterministico, il ‘gioco della vita’ nel morfospazio!

Così, possiamo immaginare il gioco della vita come il cronotopo complesso e caotico in cui si esplorano le possibilità del vivente.

Luogo fatto di tempo, dove tutto cambia e si trasforma, e dove la vita si evolve con gain of function (guadagno di funzione) o si estingue dopo catastrofici loss of function (perdita di funzione) o galleggia sulla corrente calma e lenta della deriva genetica ….

In un modo simile all’architettura gotica, un’altra onda di tsunami plasmò la nostra Terra circa 540 milioni di anni fa: l’esplosione del Cambriano.

Nel Cambriano ci fu un’onda di marea biologica, guidata dalla fluttuante disponibilità di ossigeno, che durò pressappoco 20 milioni d’anni (si tratta quindi di un periodo che possiamo considerare breve per i tempi geologici). Come ci mostrano i reperti fossili, durante questo periodo paleontologico furono sperimentate nel morfospazio del rinnovato ambiente terreste una molteplicità di forme biologiche affascinanti, incredibili e spesso bizzarre, basate su quello stesso design pattern o principio formale e logico di variazione molteplice e ripetitiva su uno stesso modulo di base.

Fu così che in quell’antica epoca avvenne una incredibile esplosione di nuove forme di vita, che trasformò profondamente la biosfera della Terra, portandola ad essere un pianeta non più popolato di strutture biologiche relativamente semplici, immobili e unicellulari, ma un pianeta nuovo, con forme di vita complesse e curiose, apparse con una “improvvisa” applicazione su vasta scala, di un nuovo motivo bioarchitettonico che determinò la comparsa dei maggiori phyla di animali che si sono poi lentamente differenziati nelle forme che ancora oggi vediamo e di cui noi esseri umani rappresentiamo una particolare speciazione.

Dicevamo: lì dove tutto cambia e si trasforma, lì dove ci si evolve con gain of function o ci si estingue dopo loss of function o si galleggia sulla corrente calma e lenta della deriva genetica …

Riprendiamo da qui il nostro racconto, inserendo nel discorso una piccola variazione dai risvolti esplosivi e incalcolabili, su questo nostro tema base del gioco della vita:

lì dove tutto cambia e si trasforma, ad un certo punto è accaduto il fenomeno emergente degli affetti e poi quello incredibile della coscienza e dell’autocoscienza.

La presenza di queste strutture logico-organizzative sulla scena del mondo, che fanno finalmente autoriflettere su concetti già in gioco, come: inganno, aggressività, coraggio; e che nuovi concetti mettono in gioco, come: scienza, coscienza, onestà, paura, coraggio, bellezza e creatività, portano il gioco della vita ad un livello di complessità tale che la indecidibilità rischia di divenire un freno definitivo oltre che un principio base: l’incompletezza delle informazioni in gioco rischia di bloccare i gamer più attenti (“karmici”) e di favorire i giocatori “avvoltoi”.

I giocatori karmici sono alle prese con problemi insolubili di compassione ed empatia che non riguardano tutti gli altri phyla in gioco.

Per qualcuno i conti devono tornare anche per quanto attiene l’Etica e Estetica della Vita e della Coscienza…

Ed eccoci quindi alla svolta del nostro Kali Yuga del secondo millennio, con i Maia che rischiano di aver mancato di poco la loro previsione:

“riuscirà l’Uomo, così tremendamente armato di scienza e tecnica, e dopo aver perso il lume della kalokagathia, disadorno di etica e bellezza, a far prevalere la mente ecologica (intesa alla maniera di Gregory Bateson) e le ragioni deontologiche e estetiche della Vita su quelle ben più semplici della morte e distruzione?

Riuscirà il Puer aeternus a conservare la propria beata ed innocente vitalità – etica ed estetica – guidando, come esperto auriga, i propri mortiferi poteri al servizio della vita?

O piuttosto prevarrà quel Puer puerile e stupido, invaso dei giochi capricciosi di un bambino maleducato e stupido, dove storia universale e genetica (di eredità genitoriale, di specie, e cosmica) non sono riusciti a far la necessaria breccia per dischiudere una primavera nuova per la vita, senza passare per la distruzione umana?

In questa fase storica difficile per il genere umano, vogliamo richiamare l’uso che fece il grande scrittore russo Dostoevskij della parola mir, nel romanzo l’Idiota: “mondo” e contemporaneamente anche “pace”.

Il principe Myskin, idiota/buono/santo è portatore di quel germe di pace necessario all’umanità e che l’Uomo troppo spesso non riesce a custodire e coltivare per il suo stesso bene.

Ed è proprio il messianico principe russo Lev’ Nicolaic Myskin che pronuncia la frase <<la bellezza salverà il mondo>>, aprendoci a quel legame potente, profondo, nascosto (obsconditus) ed indissolubile tra bello e buono.

Il principe “idiota” è un uomo prekrasnyj: cioè buono e che splende di bellezza, proprio come il Vero di Platone. In lui qualcuno ha visto le sembianze del cristiano Gesù.

Profonde sono le comuni radici europee di principi aurei e di misura che l’Uomo di oggi è chiamato a riscoprire e di cui dovrà aver cura per allontanare il suo stesso istinto di morte.

Beniamino Casale, responsabile IPAS Terapie Molecolari e Immunologiche in Oncologia – AO dei Colli – Ospedale Monaldi.

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