Con il supporto medico-scientifico di Beniamino Casale
Il tumultuoso sviluppo delle IcT (Information & Communication Tecnologies) in ambito medico, sta ponendo delle serie sfide in termini di affordance (invito e capacità d’uso) ai nuovi stumenti tecnologici di diagnostica e monitoraggio medico a distanza, da parte del personale sanitario ed anche dei pazienti e caregiver, sempre più coinvolti nell’utilizzo di tali nuove tecnologie per la salute.
Infatti, quello sanitario, è uno degli ambiti più sensibili in questo scenario in continua e rapida evoluzione.
Il monitoraggio diagnostico in ambito sanitario richiede non solo apparecchiature e sistemi sensibili ed affidabili, ma anche che tali apparecchiature e sistemi siano interfacciabili in maniera semplice, efficace ed efficiente da parte del personale medico-sanitario, dai pazienti e caregiver.
È in ultima analisi, di primaria importanza che tutti i nuovi dispositivi digitali sviluppati per l’ambito medico, siano usabili.

La pandemia da Covid-19, rendendo più difficile l’accesso dei pazienti alle strutture sanitarie e rendendo necessaria una presa in carico dei pazienti attraverso modalità di Telemedicina, ha accelerato processi tecnologici che già da alcuni decenni si stavano sviluppando, ma che trovavano alcuni dei maggiori ostacoli nella difficile collocazione normativa dei nuovi medium e nella inerzia più o meno fisiologica dei Sistemi in cui si proponevano.
Tale inerzia trova ancora oggi il maggior punto di resistenza nella difficoltà per gli utenti di accedere in maniera user-friendly alle nuove tecnologie digitali disponibili.
In parole semplici: troppo spesso le nuove tecnologie, sebbene utili, sono poco usabili.
L’usabilità è definita dall’ISO (International Organization for Standardization), come l’efficacia, l’efficienza e la soddisfazione con le quali determinati utenti raggiungono determinati obiettivi in determinati contesti.
In pratica, nel contesto delle nuove tecnologie digitali, l’usabilità definisce il grado di facilità e soddisfazione con cui si compie l’interazione tra l’uomo e uno strumento digitale.
Il problema dell’usabilità si pone quando il modello del progettista (ovvero, le idee che il progettista trasferisce sul design del prodotto, riguardo al funzionamento del prodotto stesso) non coincide con il modello dell’utente finale (ovvero, l’idea che l’utente concepisce del prodotto e del suo funzionamento).
Il grado di usabilità si innalza proporzionalmente all’avvicinamento dei due modelli (modello del progettista, e modello dell’utente).
In quest’ottica, le interfacce utente, sono un punto strategico per rendere “affordabili” ai medici, operatori sanitari, pazienti e caregiver, l’accettazione e l’utilizzo di nuovi device e programmi basati sull’informatica e sul digitale.
L’interfaccia utente rappresenta, dunque, l’indispensabile strumento attraverso il quale si persegue l’obiettivo di migliorare l’usabilità di un dispositivo tecnologico.
L’interfaccia utente, anche conosciuta come UI (dall’inglese: User Interface), è un’interfaccia uomo-macchina, ovvero ciò che si frappone tra una macchina e un utente, consentendone l’interazione reciproca.
L’interfaccia utente comprende il flusso di informazioni per il supporto delle decisioni, attraverso messaggi visivi (generalmente forniti da uno schermo o monitor), messaggi sonori (altoparlanti, sirene, ricetrasmittenti), azioni di controllo (tastiere, pulsanti, interruttori).

In tale particolare e specifico ambito tecnologico, è sempre più necessario che ci siano competenze professionali specificamente dedicate alla progettazione dell’architettura delle interfacce.
Negli ultimi anni, è stata sviluppata un’ampia varietà di dispositivi utilizzati dal personale medico e sanitario, dai pazienti e dai caregiver, che non necessariamente sono in possesso della conoscenza tecnologica specialistica relativa al micro-funzionamento degli strumenti che utilizzano.
Si pone dunque il problema dell’usabilità degli strumenti e/o dei dispositivi, che devono essere progettati in modo tale da assecondare le idiosincrasie e le euristiche percettive degli utenti (i quali – in questo contesto – corrispondono al personale medico-sanitario, e/o ai pazienti e caregiver).
In considerazione del fatto che l’usabilità deve essere la stella polare nello sviluppo di una qualsiasi interfaccia, è opportuno che la scansione delle fasi della progettazione delle UI, segua e assecondi le caratteristiche e le specificità degli strumenti medicali e dei software che si accompagnano.
È proprio questa la principale attività di consulting engineering che offre la start-up innovativa campana Simplicity. In altre parole, Simplicity opera in sinergia con gli sviluppatori dei software e strumenti digitali medici, affinché l’interfaccia utente del device sia aderente alle aspettative e all’esperienza che ne avrà il medico o il paziente (utenti finali), adattando le specifiche tecniche alle esigenze di usabilità, e non facendo il processo contrario. In ultima istanza, infatti, le innovazioni tecnologiche dovrebbero facilitare il lavoro diagnostico e il delivery della Telemedicina agli utenti finali, e non invece – come purtroppo invece, spesso accade -, ostacolarlo aggiungendo uno strato impenetrabile di informazioni che nulla aggiungerebbe alle capacità inferenziali del medico.

Annarita Palumbo, architetto, CEO Simplycity srl, esperta in ciberspazi.