Insegnare la matematica e le materie scientifiche con i lego e la robotica: corsi estivi tra i 3 e 14 anni; corsi estivi di Inglese per i bambini dai 3mesi ai 9 anni con madre lingua; corsi estivi intensivi di sport con stage di atletica e villaggi artistici per i bimbi nei mesi di giugno e settembre …. per i veri pionieri invece l’offerta formativa campana si allarga fino a fornire corsi di giapponese e cinese o corsi di vela e scalata. Facendo una ricerca su internet la Campania offre un variegato ventaglio di esperienze culturali e artistiche per i bambini che hanno da poco terminato la scuola.
Il covid19 ha limitato di molto la socialità dei più piccoli e degli adolescenti e quindi alcune di queste esperienze se limitate, condivise e circoscritte potrebbero veramente essere un arricchimento nel panorama educativo e nel bagaglio della crescita del bambino. Ma spesso, purtroppo, divengono il serbatoio dove incanalare i nostri figli nei lunghi mesi estivi che vedono i genitori lavoratori abbandonati dalle istituzioni e costretti ad usufruire di queste opportunità pur di non lasciare i bimbi da soli o di vederli annoiati dai nonni o parenti.
Sarà forse il senso di colpa dei genitori lavoratori e la paura di averli trascurati che deve essere sedata e colmata con questa esuberanza di interessi da offrirgli? – Non è colpa di nessuno se la società non è più settata come negli anni settanta o ottanta con ferie di un mese che potevano permettere alle famiglie di ritrovarsi nei luoghi di vacanza e di riscoprire interessi comuni. I bambini avrebbero bisogno proprio di questo: di poter stare con i genitori, fratelli, nonni e amici in un ambiente rilassato lontano dalla routine e dello stress. Ma poiché non è sempre possibile almeno avrebbero l’esigenza e il diritto di “potersi annoiare” e di non dover seguire campi estivi e corsi, di non sentire l’esigenza di adeguarsi a schemi standardizzati di comportamento e a rigide tabelle di marcia nelle quali confrontarsi, giudicarsi e sentirsi giudicati.
I bambini sovraccarichi di attività possono, infatti, sentirsi irritabili e sopraffatti, sostiene Shannon Barnett, assistente alla cattedra di psichiatria e scienze comportamentali presso la Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora. La scienza, inoltre, supporta l’idea che la noia è benefica è ci spinge a diventare più creativi: uno studio del 2019 pubblicato dall’ “Academy of Management Discoveries” ha indicato che i soggetti coinvolti prima in un compito noioso erano in grado di elaborare idee più creative in seguito, rispetto a quelli che avevano svolto prima il compito interessante.
Ma cosa succede nel cervello di un bambino che prova noia? Un articolo del 2018 pubblicato sulla rivista National Academy of Sciences ha evidenziato che quando al cervello di un bambino è permesso distrarsi, le porzioni del cervello dedicate al problem-solving iniziano a comunicare tra loro. E quella sensazione fastidiosa, negativa che deriva dal sentirsi annoiati potrebbe effettivamente rappresentare una buona cosa. Perché proprio in quel momento il cervello di un bambino inizia a trovare il modo di essere creativo e di sorprendersi. Se un bimbo non viene lasciato un po’ da solo a pensare, non imparerà mai a capire cosa gli piace, cosa cattura la propria attenzione e lo appassiona.
Quando un bimbo ci dice che si annoia, non dobbiamo essere spaventati dalla loro noia e come genitori non iniziamo a sovraccaricarli di cose da fare e di interessi che per “noi” possono essere stimolanti e creativi, diamo fiducia alla loro capacità di autoregolarsi e di trovare un equilibrio, di scoprire da soli quali attività possono riempire le loro giornate così da trasformare la loro “noia” in “relax”.
Ricordiamo che:“La noia fornisce loro un’opportunità di essere creativi e risolvere il problema”.
Raffaela Cerisoli, Psicologa e dottore di ricerca in Scienze della mente, A.O. dei Colli, Ospedale Monaldi