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L’amore ai tempi del Covid19

..nuovi schemi comportamentali per la paura del contagio

I due anni di pandemia hanno cambiato nel profondo i nostri vissuti di affettività e di sessualità. Le restrizioni hanno ridisegnato le abitudini delle coppie e reso quasi impossibile ai single o agli amanti della “scappatella” la possibilità di allacciare nuove relazioni con serenità e sicurezza.

Si è velocemente passati dalla pura libertà e l’interconnessione all’isolamento e al distanziamento sociale e, questo prolungarsi dell’emergenza, sta rinforzando la paura della morte e del contagio con l’attivazione di uno schema di funzionamento difensivo che spesso si traduce in sentimenti di ansia, ossessività e compulsività da contagio sia in coloro che hanno rapporti stabili, sia nei single che hanno ridotto le frequentazioni occasionali, dovendo optare per relazioni virtuali.

Le ricerche condotte sulle abitudini sessuali degli Italiani in questi ultimi anni parlano chiaro: la pandemia ha fatto emergere nella popolazione due comportamenti principali, ossia il calo del desiderio e l’aumento del sesso virtuale. Questi comportamenti, che in apparenza possono sembrare così diversi, possono originarsi dallo stesso vissuto di insicurezza e paura del contagio.

Il calo del desiderio sessuale è correlato all’aumento dell’ipocondria. Infatti, il prolungarsi dell’emergenza sanitaria, come afferma la SIP (Società Italiana Psichiatria), rischia di alterare e condizionare la percezione della malattia, interpretando in modo esagerato sensazioni di pericolo e malessere, con importanti ripercussioni dal punto di vista psichico; si stima infatti che in Italia il disturbo Ipocondriaco sia aumentato nella popolazione del 15%. Già Sigmund Freud parlò della riduzione delle pulsioni nei soggetti ipocondriaci e affermò per primo che la libido può cambiare “obiettivo” di fronte alla paura della malattia.

“Se ci distogliamo dagli oggetti e dal mondo esterno – afferma Freud – finiamo per sganciarci dalla sessualità e dal desiderio”. In altri termini, il timore di ammalarci può assorbire le risorse libidiche sottraendole all’attività sessuale. Questo schema ricorre di frequente nelle persone che soffrono d’ansia: ancora oggi, il calo della libido, rappresenta poi un criterio diagnostico dell’ipocondria per il DSM-5Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali»).

Per quanto riguarda il ricorrere al sesso virtuale, le ricerche hanno mostrato che nell’ultimo anno si è registrato un raddoppio di sexting, cybersex e porno online soprattutto nei teenager. Il rifugiarsi nel sesso virtuale è conseguenza non solo dell’impossibilità di incontrarsi, ma anche di solitudine, paure, ansie e insicurezze. Con il sesso virtuale ci si sente più forti e performanti, si soddisfano fantasie di cui ci si vergogna e questo in particolare per gli uomini, mentre per le donne il sesso virtuale, spesso, rappresenta un modo per superare l’insoddisfazione corporea. Queste nuove pratiche sessuali che preservano dal contagio covid possono provocare, specialmente nei più giovani, una forte dipendenza ovvero la concreta possibilità che questa modalità di relazione diventi propedeutica alla perdita del contatto e dell’interesse per la sessualità reale.

Il covid-19 e la paura per il contagio hanno nel profondo cambiato le nostre abitudini sessuali, hanno modificato i nostri schemi di funzionamento comportamentale, ma possiamo fin da ora argomentare che con la fine della pandemia l’innata natura dell’homo sapiens ritornerà, probabilmente ancor più veementemente a vivere d’istinti e di istanti e non distinti e distanti.

Raffaela Cerisoli, Psicologa e dottore di ricerca in Scienze della mente, A.O. dei Colli, Ospedale Monaldi

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