L’arte della manipolazione affettiva: gaslight e violenza psicologica

Nelle diverse forme di violenza, di genere e nei confronti di altri, si dà ancora poca importanza al fenomeno della manipolazione affettiva e conseguente violenza psicologica, soffermandoci su quella più visibile fisica, e sullo stupro.

E’ bene ricordare che i comportamenti violenti vengono attuati nella maggior parte dei casi nei confronti di persone che si conoscono, con le quali si ha un legame, spesso di tipo sentimentale, familiare o amicale.

Il gaslighting è un tipo di violenza psicologica che fonda sulla manipolazione. Il termine origina dall’opera teatrale Gaslight del 1938 scritta dal drammaturgo inglese Patrick Hamilton, e dalle successive versioni cinematografiche, fra cui quella di Alfred Hitchcock del 1940, Rebecca – la prima moglie, nelle quali un marito avido interessato solo alle ricchezze della moglie abbassa le luci a gas per meglio operare nelle ricerche. La moglie se ne accorge e reclama, ma l’uomo riesce a convincerla che l’intensità della luce è sempre la stessa e che ciò che dice è solo frutto della sua immaginazione. Alla fine, la donna impazzisce…

Il gaslighting consiste quindi in piccole manipolazioni quotidiane, attuate in modo sistematico che sminuiscono gradualmente l’autostima della vittima, che si sente incapace, inadeguata, stupida, riponendo fiducia nell’uomo, che riconosce come persona autorevole e accudente, in grado di aiutarla a migliorare nella crescita personale.

Battutine, frasi ripetute di giorno in giorno che mettono in dubbio le capacità della partner, il gaslighter opera la manipolazione costantemente creando un rapporto di dipendenza emotivo-affettiva con la vittima, che tende a riconoscere in sé stessa limiti e difetti inesistenti, e in lui una guida esperta che la può aiutare, a cui affidarsi completamente, essendo maturata una insicurezza che prima non c’era, passando il controllo al manipolatore, deresponsabilizzandosi e cadendo in uno stato depressivo.

Non è facile riconoscere un gaslighter; in molti casi lo è già da bambino, e crescendo diventa un calcolatore esperto che studia i punti deboli della vittima-bersaglio, elogiandola o sminuendola secondo una strategia mirata a renderla completamente dipendente da sé.

E’ dotato di un’ottima capacità persuasiva che lo rende in grado di modificare le percezioni del soggetto designato come vittima, che comincia progressivamente a dubitare di ogni cosa, riponendo fiducia nel gaslighter, che viene così riconosciuto come mentore e protettore, a causa della propria incapacità gestionale dei vari aspetti della vita.

Sotto il profilo psicologico, il manipolatore a volte è lui stesso vittima, incapace di vedere la realtà in modo obiettivo, in quanto agisce con la convinzione delle proprie idee che vuole siano condivise dagli altri, provando così gratificazione per il sostegno ottenuto dalla o dalle sue vittime. convinto di agire nel migliore dei modi o nell’unico possibile. E’ una forma di narcisismo estremo che gli conferisce nuova energia per affinare sempre più le proprie tecniche di sottomissione psicologica, aumentando l’autostima.

Il controllo esercitato sulla vittima alimenta il suo costante bisogno di auto-glorificazione; il suo ego ipertrofico, e lo rende poco empatico e realmente interessato ai bisogni altrui, con la negazione dell’identità della persona sottomessa.

Se contestato, respinge ogni critica che gli viene addebitata, giustificando il proprio comportamento come una difesa per sé stesso e per gli altri per cui ha interesse da possibili pericoli incombenti. In caso di fallimento del suo piano di controllo, può sentirsi destabilizzato fino al punto di compiere gesti estremi.

Un caso tipico di gaslighting è il rapporto genitore-bambino: se il primo non accetta lo stadio evolutivo e la maturità del secondo, continuando a comportarsi in modo autoritario e iperprotettivo col passare degli anni, il risultato sarà un figlio incapace di gestirsi e dipendente dalla figura genitoriale per tutto il corso della vita.

L’iperprotezione risulta essere una caratteristica costante del manipolatore, anche se a volte ne è inconsapevole. Il rapporto che si genera con la vittima è di tipo morboso e comporta una dipendenza reciproca: il primo rinfaccia al bersaglio le sue mancanze e incapacità, imponendo gradualmente sottomissione e controllo; la seconda viene pervasa da una crescente insicurezza e, col tempo, perde ogni tipo di gestione lasciandosi guidare dall’abile e astuto artefice.

Il gaslighting può essere considerato una forma di violenza psicologica estrema e molto diffusa, difficile da identificare e ancor più da contrastare, e riguarda il rapporto genitoriale, di coppia, di amicizia. Nelle relazioni sentimentali è un rapporto impari fra conduttore e sottomesso, che predomina sulla dimensione affettiva. Rapporti conflittuali fra coniugi o partner portano spesso a comportamenti manipolatori per punire o allontanare l’altro a causa di forti insoddisfazioni personali, creando un ciclo crescente e ripetitivo di dipendenza in quanto la vittima difficilmente se ne rende conto, ammettendo di essere manipolata, rifiutando la realtà oggettiva che vive quotidianamente col partner.

Carlo Negri, esperto di marketing farmaceutico e comunicazione in Sanità.

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