Capita sempre più spesso per uno psicologo che il paziente sia lui stesso ad attribuirsi una diagnosi e a viverla fino in fondo. Alla domanda “come si sente?” pochi rispondono con un’emozione, in tanti si assegnano una diagnosi. Sono comuni incipit discorsi come: “in questo periodo sono depresso, sono ipocondriaco, sono ansioso, oppure soffro di attacchi di panico”. Gli stessi genitori o insegnanti prima di un invio dallo psicologo presentano il piccolo paziente al terapeuta definendolo come iperattivo, con disturbi dell’attenzione, dislessico o disgrafico. Molto spesso questa autodiagnosi diviene per il paziente il suo punto di non ritorno, quasi come se fosse un tratto indissolubile della propria personalità che non può cambiare e per il quale deve essere capito e biasimato dalle persone con le quali interagisce e che gli sono intorno.
Lo psicologo più che scardinare sul nascere queste credenze assolute riporta il proprio paziente alle situazioni che vive, approfondendo quella che è la sua consapevolezza degli eventi e delle emozioni che prova. La psicologia emozionale si pone come scopo quello di riportare la persona a comprendere quali emozioni sono alla base della propria esperienza. L’esperienza emotiva, infatti, è generata da uno stimolo scatenante e presenta stati d’animo soggettivi e sensazioni fisiche. Questi elementi influenzano il modo in cui percepiamo una situazione, come la viviamo e la mentaliziamo. Uno dei maggiori studiosi delle emozioni è Paul Ekman, psicologo statunitense, divenuto, grazie alle sue ricerche scientifiche, pioniere nel riconoscere le emozioni e le espressioni facciali. Ekman ha dimostrato, già agli inizi degli anni 60, che le espressioni facciali e le emozioni non sono determinate dalla cultura di un posto o dalle tradizioni, ma sono universali ed uguali per tutto il mondo, indicando il fatto che sono di origine biologica. Nel 1972, seguendo una tribù isolata dal mondo in Papua Nuova Guinea, redasse le espressioni di “base” universali che sono: Paura, Rabbia, Tristezza, Gioia, Disgusto e Sorpresa.
Stiamo parlando dello stesso Paul Ekman che nel 2015 è stato d’aiuto alla Pixar nella stesura della sceneggiatura di “Inside Out”, il film che ha avuto come scopo finale quello di mostrare come le emozioni di base agiscono nella psiche di una persona e, al tempo stesso, come plasmano la vita esteriore; il tutto attraverso gli occhi di una bimba che affronta il trauma del trasferimento in una nuova città.
Ma c’è di più. Paul Ekman ha iniziato nel 2018 a collaborare con il Dalai Lama immaginando “una mappa delle nostre emozioni per sviluppare una mente calma”. Amici di vecchia data, hanno dato vita ad un Atlante delle Emozioni, che condensa i risultati delle più aggiornate ricerche psicologico-scientifiche realizzate su questo tema. Obiettivo di questo Atlante è aiutarci ad acquisire consapevolezza delle nostre emozioni: capire come vengono innescate, come ci attivano fisiologicamente e come reagiamo ad esse. La consapevolezza stessa è una strategia, ci aiuta a comprendere le esperienze emotive.
Questo Atlante è consultabile on-line, in diverse lingue e presenta anche degli esercizi che ci permettono di capire il perché ci siamo comportati in un determinato modo e qual è l’emozione alla base del comportamento. Ekman e il Dalai Lama hanno inoltre studiato quali sono le azioni più comuni che sottendono le 5 emozioni. E come affermano i due “maestri” per avere una mente calma non dobbiamo liberarci delle nostre emozioni, dobbiamo trovare strategie che ci aiutino a reagire in modo utile e costruttivo e, solo meditando e conoscendo noi stessi, possiamo trovare le nostre risposte in noi e non nel destino o nella sfortuna.
Alla base del nostro vivere quotidiano, del nostro sentire, del nostro agire e soprattutto del nostro malessere, ci sono le circostanze della vita e le emozioni che proviamo; gestire queste ultime può darci più soluzioni ovvero può permetterci di evitare l’annosa auto-diagnosi.

Raffaela Cerisoli, Psicologa e dottore di ricerca in Scienze della mente, A.O. dei Colli, Ospedale Monaldi