LE VISITE ODONTOIATRICHE NELLA FASE 2

di Adriano Palumbo

L’organizzazione degli studi per la cura dei denti

Siamo ormai pienamente entrati nella Fase 2, da circa un mese la tensione va progressivamente allentandosi, e diverse attività stanno riaprendo, con l’obbligo di sottoporsi a onerosi interventi di sanificazione e igiene, modificando le modalità di accesso e offrendo così ai propri pazienti le doverose garanzie di sicurezza, anche attraverso il distanziamento sociale.

Tra le numerose attività lavorative e professionali che dal 4 maggio hanno avuto la possibilità di riaprire al pubblico ci sono anche i dentisti che in seguito al lockdown avevano preferito chiudere pur non rientrando tra i servizi sottoposti a obbligo di chiusura nel marasma dei DPCM emanati in questi mesi.

Tra le ipotesi avanzate da alcune testate giornalistiche che si spingevano in proiezioni riguardo l’apertura scaglionata dei vari esercizi commerciali in base al rischio elevato o meno di contagio, gli studi medici odontoiatrici risultavano accomunati a barbieri, parrucchieri ed estetiste, inserendoli così fra gli ultimi candidati alla riapertura.

In realtà, rientrando tra i servizi di pubblica necessità da garantire al cittadino, l’attività del Medico Odontoiatra non è stata mai sospesa. Durante la Fase 1 sono infatti rimasti attivi gli studi odontoiatrici, per far fronte a situazioni di emergenza o per eseguire terapie indifferibili.

Cos’è cambiato dunque, in questa seconda fase?

Durante il momento più delicato di questa pandemia da COVID-19 si sono riuniti numerosi esperti e rappresentanti del mondo medico e odontoiatrico, per stabilire quali fossero le misure da adottare per una riapertura degli studi estesa a tutti i pazienti.

Le raccomandazioni iniziano fin dal primo contatto telefonico, durante il quale viene effettuato un triage ponendo al paziente una serie di domande volte a inquadrarlo; se in presenza di un eventuale rischio di contagio, si rimanda l’appuntamento.

Al momento dell’arrivo allo studio il paziente viene sottoposto alla misurazione della temperatura corporea; se questa dovesse superare il limite di 37.5 gradi centigradi escluderebbe il suo accesso all’interno dell’ambulatorio.

Si eseguono dunque una serie di operazioni di igiene volte a ridurre al minimo il rischio di contagio, quali detersione delle mani con gli appositi gel idroalcolici, utilizzando dei copriscarpe o sanificando le proprie al momento dell’ingresso e lasciando gli oggetti personali (borse, giacche o altro) nella sala d’aspetto o all’interno di appositi sacchetti monouso eventualmente forniti.

La sala d’attesa è spoglia da riviste, libri o altri oggetti d’intrattenimento. Gli arredi (tavolini e sedie) vengono disinfettati di frequente con appositi detergenti.   

All’arrivo del paziente in ambulatorio, si ripete il questionario già effettuato telefonicamente, facendogli firmare il consenso informato. L’accesso allo studio è subordinato alla mascherina, che sarà tolta solo durante la visita.

Per quanto riguarda gli ulteriori livelli di attenzione osservati, sarà cura dell’operatore e del suo team verificare il costante ricambio d’aria nei locali (per 10/15 minuti tra una visita e l’altra), evitare la sosta contemporanea di più di un paziente in sala d’attesa, chiedere al paziente di recarsi alla visita senza accompagnatori,quando non strettamente necessario (in caso di utente minorenne o diversamente abile).

Tra un accesso e l’altro si rende indispensabile un’accurata disinfezione delle superfici di lavoro, cosa che peraltro veniva di regola svolta anche prima dell’emergenza COVID-19.

Restano invariate, come da prassi, tutte le operazioni di disinfezione e sterilizzazione degli strumenti utilizzati per ogni paziente.

L’operatore e il personale all’interno dello studio adotteranno i dispositivi di protezione individuale sufficienti alla protezione propria e del paziente.

In conclusione, non si deve mai dimenticare che gli odontoiatri sono già formati per trattare pazienti potenzialmente infetti da virus responsabili di severe patologie come Epatite C o HIV. Sono pertanto in grado, anche grazie all’adozione delle specifiche indicazioni operative previste dagli Ordini e dalle Associazioni nazionali per la gestione della Fase 2, di proseguire l’attività tornando serenamente alla cura della salute orale. Sembra, comunque, che un’altra abitudine dei giorni nostri sia stata spazzata via durante questa pandemia: l’interminabile attesa dal dentista!

Adriano Palumbo, Odontoiatra

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