L’equilibrio del cartello tra onore e convenienza

Barshim e Tamberi, Tamberi e Barshim, una vita a duellare, una vita a sfidarsi, una vita sportiva ricca di alti e bassi. Infortuni simili, vittorie e sconfitte, fama e gloria ma anche polvere e lettini d’ospedale.

Simpatici, molto simpatici, l’italiano di più, una specie di giullare del mondo dell’atletica, un idolo sia in pista sia a cena. Forti, molto forti, il qatariota di più, uno scherzo della natura con i tendini di un cavallo e l’elasticità di un felino di media taglia.

Una gara favolosa, nessun errore per entrambi, percorso netto fino ai 2,39m; gli avversari si sciolgono piano piano e come in un film a lieto fine i due grandi amici si ritrovano a giocarsi l’oro.

Basta un salto giusto, uno solo per relegare l’amico al secondo posto ed ergersi come dominatore della specialità.

Questo salto non arriva, sbaglia l’uno e sbaglia l’altro, tre tentativi a testa e nessuno vincitore.

Un giudice un pò goffo li chiama e gli spiega cosa prevede il regolamento, si può scegliere, o si salta ad oltranza o si vince ambedue l’oro.

E qui si fa la storia o forse si fa la cosa più normale. I due si guardano, si abbracciano e decidono insieme che è meglio  non rischiare l’argento. Da lì in poi la stampa, i media e tutti partono con una stucchevole litania con epicentro l’amicizia che trionfa, un coro insopportabile di gente che esalta uno sport fatto da amici e tra amici, una filastrocca continua sui valori che lo sport, vedendo quella scena, veicolava nelle nostre case.

Ma solo io ho pensato che non ci fosse niente di speciale? Solo io ho pensato che erano due ragazzi a cui veniva chiesto ” vuoi 100mila euro o 50? Solo io ho pensato che lo spirito olimpico doveva spingerli alla competizione che prevede anche lo sconfitto? Solo io ho pensato che la gente avrebbe voluto vederli saltare ancora fino all’ultimo cm? E se alla fine dei supplementari di Italia-Inghilterra non ci fossero stati i calci di rigore e le due squadre avessero vinto insieme non sarebbe stata una vittoria con asterisco?

E se dopo uno dei tanti strepitosi Federer-Nadal i due avessero chiesto non giocare il quinto set e di vincere insieme non avreste gridato allo scandalo?

Immaginate Hamilton che all’ultimo giro chiede a Verstappen di arrivare insieme al traguardo, o pensate a Coppi aspettare Bartali, o pensate a Jordan che a Salt Lake City invece di prendersi il tiro della vittoria consegna la palla all’arbitro e gli chiede di finirla pari.

Non conosco tante cose della vita, continuo ad avere moltissimi dubbi e pochissime certezze ma non nello sport è proprio lo sconfitto che fa grande il campione, caro Tamberi caro Barshim probabilmente siete nella storia ma non nella mia, in quella ci entra chi perde prima di chi vince.

Francesco Capone, Biologo specializzato in Informazione Scientifica del Farmaco, calciatore modesto, padre innamorato, commerciale di pacemaker midollari

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