Nel cerchio senza sbocco di Maria Loreta Chieffo, Homo Scrivens Editore, pp. 209, costo €16,00
Quando si legge per la prima volta il libro di un nuovo autore, e si familiarizza con lo stile e il genere, si attende volentieri per conoscere quale e come sarà la sua nuova opera. È quello che è accaduto a me nel caso di Maria Loreta Chieffo, un’autrice conosciuta grazie al suo primo romanzo Non è di qua, vincitore del Premio letterario il Borgo Italiano nella sezione Romanzo inedito nel 2018, libro che avevo letto con immenso piacere.
Il suo nuovo romanzo è Nel cerchio senza sbocco scritto per la casa editrice Homo Scrivens.
Scrivevo in precedenza che ho atteso volentieri in quanto ero molto curiosa di conoscere le nuove avventure di un personaggio che ho trovato molto significativo. Si tratta di Ida di Maggio, una giornalista, in particolare di cronaca nera, che lavora per Il Mattino di Napoli, città in cui vive, ma rientra spesso nel suo paese di origine, Zungoli, che si trova in provincia di Avellino.
Ida di Maggio è uno di quei personaggi che lasciano un piacevole ricordo per cui il lettore si appassiona così tanto che difficilmente vuol lasciarlo e attende, quindi, con ansia di ritrovarla. Il rischio è che tale lettore possa, magari, rimanere deluso perché, appunto, le aspettative sono tante e sono alte ma ciò non avviene per Il cerchio senza sbocco in quanto la trama comprende molteplici sfaccettature che non si racchiudono soltanto intorno alla protagonista, ma sono emblematiche di tantissimi altri aspetti.
Continuando a parlare di personaggi incontriamo quelli conosciuti nel primo libro come le zie della protagonista: le sorelle Pratola, due simpaticissime anziane che sono un baluardo di forza, di sapienza e virtù a partire dal modo in cui sanno preparare i piatti della tradizione, continuando con la loro conoscenza dei fatti e delle storie della comunità che vale più di una sapiente enciclopedia e, per finire, con i loro commenti che nascondono, spesso, un carattere bigotto contrario al progresso e all’evoluzione del tempo. Ritroviamo anche Pasqualino che è il personaggio più ambiguo del paese in quanto è un tuttofare che va in giro in ogni casa e in ogni dove e, nello stesso tempo, essendo libero spesso vede e ascolta tante minuzie che alle altre persone possono sfuggire. Conosciamo, inoltre, un uomo che è l’ex marito di Ida di Maggio il quale nel primo libro aveva avuto appena un accenno mentre questa volta è presente a condividere dei momenti particolari come possono essere quelli di un Natale in famiglia.
Ritorna, così, prepotente il dissidio interiore di Ida la quale si ritrova ancora a combattere contro quel sentimento, e anche quella grande arrabbiatura, formato da un misto di rancore e di rimpianto, che si prova quando finisce una storia importante, una storia che fra l’altro ha avuto conferma a suo tempo con una figlia. Non possiamo non ricordare il maresciallo Capomazza, l’uomo che condivide con la Di maggio la passione per l’investigazione. Lui, certo, lo fa per lavoro, l’altra per perspicacia. Tra loro c’è una intesa molto profonda e probabilmente anche qualcos’altro che l’autrice sfuma pure questa volta.
Il romanzo è un giallo per cui altri personaggi nuovi sono coinvolti nella vicenda e Ida di Maggio si troverà a districare una vicenda legata al passato. Ecco che, allora, le accorre in aiuto la memoria, in particolare i racconti della nonna che lei rivive per ricomporre gli indizi e ricostruire l’omicidio che sta cercando di risolvere. Il caro maresciallo non potrebbe riuscire senza di lei in quanto, non essendo del luogo, non carpisce tutti gli elementi che il territorio e la comunità custodiscono.
Veniamo, così, ad altri due elementi fondanti del libro che sono il luogo e la memoria. Il libro, in tal caso, riveste un duplice aspetto: quello di diventare testimonianza di usi e costumi nonché di conferire alla tradizione il ruolo di fondamenta della comunità stessa.
I pochi abitanti rimasti nel borgo sono tenuti ben stretti proprio dal vissuto del luogo.
Il mistero che la giornalista di cronaca nera si appresta ad analizzare per risolvere è, quindi, l’occasione per l’Autrice del libro di ripercorrere alcuni tratti fondamentali di un modo di vivere, di un sentimento popolare particolare come quello dell’entroterra irpino.

Il romanzo di Maria Loreta Chieffo è bello e piacevole nella lettura in quanto oltre che a ritrovare la storia di un territorio fornita dettagliatamente in uno stile formato da un connubio perfetto tra il narrativo e il descrittivo senza forzature e pedanterie, si aggiungono gli elementi del racconto giallo vero e proprio: una scena del crimine perfetta e realistica, indizi nascosti da collegare e degni di un grande investigatore e confronti tra passato e presente.
Sullo sfondo la vita privata di una donna, con i suoi sentimenti, le proprie problematiche, i suoi pregi e difetti fanno di Nel cerchio senza sbocco una lettura avvincente, interessante e simpatica.
Una nota positiva deve essere dedicata anche alla casa editrice che ha curato i particolari, come quello di inserire al termine della storia <<La stanza dello scrittore>> con cui in poche pagine l’Autrice racconta sé stessa e il suo legame con la scrittura e la lettura nonché indica una Hit parade di libri che consiglia di leggere.
Tra un romanzo e l’altro Maria Loreta Chieffo ha pubblicato diversi racconti brevi e il nuovo libro ha già riscosso un discreto successo, confermato anche da premiazioni ultima delle quali il Premio letterario nazionale Liberalia La città dei Sassi.

Maria Paola Battista, Sociologa, editor e giornalista, scrive recensioni di libri e interviste agli autori per varie testate.