Noé pianta una vigna e poi si ubriaca…

Noé ubriaco, Giovanni Andrea de Ferrari

Noè si ubriaca… Cam non evita di vederlo nudo… Noè, svegliatosi dall’ebbrezza, si adira e lo maledice

“Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna; avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all’interno della sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori; allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; dal momento che avevano rivolto la faccia indietro, non avevano visto il padre scoperto. Quando Noè si fu risvegliato dall’ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; allora disse: Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!; e aggiunse: Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo! Dio dilati Iafet e questi dimori nelle tende di Sem, Canaan sia suo schiavo!.” (Gn 9, 20‐27)

Perché Noè maledisse Canaan, il figlio di Cam, e non suo padre? Secondo alcune fonti a scontare la punizione fu Canaan, perché era stato lui ad avvertire il padre dell’atteggiamento indecente del nonno.

Noè pianta una vigna e commette oscenità

Noè piantò una vite, avendo trovato un ramoscello che Adamo aveva portato dal paradiso; i suoi frutti gli piacquero, per cui coltivò una vigna e imparò a vinificare (cfr. L. Ginzberg, I, nota 30, pag. 370nota 58, pag. 371).

Un giorno Noè in preda all’ebbrezza si recò nella tenda di sua moglie, dove lo scorse il figlio Cam, che riferì ai fratelli di aver visto il padre nudo, osservando inoltre: «Il primo uomo ha avuto soltanto due figli, e uno ha ucciso l’altro; Noè, che ha tre figli, ora ne vuole generare un quarto». Cam, dopo aver pronunciato queste insolenze sul conto del padre, approfittando del suo stato di ubriachezza, avrebbe tentato di mutilarlo per togliergli la facoltà di procreare (cfr. L. Ginzberg, I, pag. 161).

Tenda è una metafora che indica la moglie; una delle più frequenti metafore di moglie è «casa». Se non fosse stato ubriaco, Noè non avrebbe cercato di entrare nella tenda, essendo lui stato evirato dal leone all’uscita dall’arca; secondo altre fonti, invece, Noè non era stato evirato dal leone, ma ad evirarlo sarebbe stato proprio il figlio Cam in questa occasione, forse con la complicità di Canaan (ibidem, nota 61, pag. 373).

Le conseguenze della maledizione di Noè

Tutti i discendenti di Cam già erano divenuti neri di pelle, per la punizione inflitta a Cam in precedenza, avendo fatto sesso nell’arca. Ora i discendenti di Canaan, per la maledizione di Noè, ebbero, oltre la pelle nera, anche gli occhi rossi, perché Cam aveva osato guardare il padre nudo, le labbra deformi, perché Cam aveva osato descrivere ai fratelli lo stato inverecondo del padre, i capelli crespi e ritorti, perché per guardare il padre nudo Cam aveva torto il collo e girato la testa indietro; inoltre da allora essi andarono anche nudi in giro, perché Cam non aveva coperto la nudità del padre (ibidem, pag. 161).

Noè aveva piantato la vigna in società con Satana

Dopo che Satana si era accordato con Noè per piantare una vigna, uccise uno dopo l’altro un agnello, un leone, un maiale ed una scimmia, e ne versò il sangue sulle piante: è per questo motivo che l’uomo è innocente come un agnello prima di bere vino; poi, se ne beve con misura, si sente forte come un leone; se ne beve in eccesso, diventa simile ad un maiale, sino a comportarsi come una scimmia, allorché comincia a ballare e cantare, divenendo osceno e perdendo qualsiasi controllo di sé (ibidem, pag. 160‐161).

Domenico Casale, cardiochirurgo di professione e contadino per passione, esperto di mitologia e testi sacri multiculturali, scrittore

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