Alessandro Baricco direbbe che una buona storia è quella che ti salva dal dirti veramente e del tutto fregato; Daniel Mendelsohn che la buona storia è quel ponte tra dicibile e indicibile, quel veicolo di verità che ti rende meno penosi e onusti finanche gli sgarbi che il Destino riserva; i tecnici della scrittura, che la storia è buona quando non tradisce il patto di fiducia instaurato col lettore. Ne esiste tuttavia anche una versione terapeutica e lenitiva, che soverchia ogni definizione editoriale e approda dritta dritta al capezzale dei pazienti, brogliaccio imperituro di dolore, dispiacere, fastidio fisico e mentale, ma anche di sollievo, di grande resilienza, di spirito temprato a vedere immensi spazi da sostituire al vuoto della malattia.
A illustrarla, nel suo caleidoscopio di strumenti – dalle immagini alle parole, dal suono alla musica, dalla testimonianza diretta (anche di chi nel frattempo non ce l’ha fatta, a rimanere) al ricordo trasmesso – è il convegno Pensieri Circolari, un festival di umanità inclusiva, un evento perfetto nella sua completezza circolare (giustappunto!), nella sapiente mescidanza di tecniche di comunicazione visiva, linguistica e psicosociale, nella sensibilità evidente e reattiva di chi ne conduce le stanze, nell’apertura alle storie di Cura attraverso uno sguardo variegato e complementare tra curanti, operatori sanitari e di supporto, psicologi e psiconcologi, sociologi e antropologi, formatori e formandi, ma soprattutto pazienti e caregiver, narratori e facilitatori.
Organizzatore e promotore è la granitica Struttura Formazione e Sviluppo Risorse Umane dell’ASL di Biella, che si avvale della frequente collaborazione scientifica e testimoniale di Università, Centri di Ricerca, Associazioni di pazienti.
Il risultato è istruttivo, educativo e a tratti commovente. La parabola ondivaga di chi affronta uno strattone all’equilibrio dato da una confortante normalità clinica, trova in Pensieri Circolari una connotazione evolutiva importante, perché non solo conforta, ma traccia cammini, costruisce percorsi, identifica messaggi altrimenti preclusi. La malattia, vertigine orizzontale che fa svanire d’improvviso ogni certezza di confortevole abitudine, diventa una lente ulteriore per leggere le cose del mondo e del tempo, un cesello per affinare la sensibilità e l’ascolto non solo di chi ne è coraggioso e generoso testimone.
In versione webinar per rispettare i provvedimenti tesi a contrastare la pandemia da Covid-19, l’edizione di quest’anno – che siete ancora in tempo a seguire, perlomeno nel secondo dei due blocchi argomentativi – ha come titolo Ambienti narrativi: praticare la cura in luoghi identitari, relazionali, storici e si dipana su più fronti, a seconda degli interlocutori di volta in volta precettati, mutuati dal mondo della Sanità, della Medicina Narrativa, della Psicologia, della Sociologia e della Cura che non si limita alle fragilità del corpo.
Abilissimo a ricondurre ogni tracciato nei binari della buona storia, e garbatissimo padrone di casa nella casa delle stanze di Cura, è il Professor Vincenzo Alastra, Responsabile della Struttura Semplice Formazione e Sviluppo Risorse Umane dell’ASL biellese, e sarà forse perché è anche docente universitario, dunque avvezzo al dialogo con la gioventù propositiva (si confida sia sempre tale), fatto sta che la capacità di ascolto empatico ne fa un disinvolto eppure delicato camminatore nelle vite, e nelle buone storie, di malattia e di Cura.

I prossimi appuntamenti sono previsti sabato 7 novembre dalle 10:00 alle 11:30 (Una carezza da lontano. Lettura ad alta voce dopo la pandemia), sabato 28 novembre dalle 10:00 alle 11:30 (Formare alla Medicina Narrativa) e giovedì 10 dicembre dalle 17:00 alle 18:30 (L’universale fragilità di ogni nascere).
Per accedere alle stanze virtuali ma concretissime del convegno, che è gratuito e offre la possibilità di ottenere l’accreditamento ECM, bisogna iscriversi sul portale della Regione Piemonte per la Formazione Continua in Sanità, all’indirizzo www.formazionesanitapiemonte.it.
Se invece si desidera conoscere più da vicino quanto finora realizzato, e l’effetto che fa quando i pensieri diventano materia viva e vera, concreta e reale, allora non resta che orientare il proprio cursore verso l’indirizzo www.vocieimmaginidicura.it. Conoscere, per capire. Noi lo facciamo ogni volta che sentiamo il bisogno di armonizzare la speranza insonne e la saggia rinuncia che caratterizzavano la visione della vita di Marguerite Yourcenar (che della caducità della vita ne sapeva qualcosa), comune forse a chiunque affronti il disperante momento della diagnosi e la claudicante condizione di fragilità. E ci siamo convinti che quanto si sperimenta già solo a livello conoscitivo sia davvero esattamente circolare, ché talune testimonianze ritornano alla memoria senza essere nemmeno interpellate, a rammentarci che la grazia della salute è un privilegio da rinegoziare ogni giorno, e che non tutto il male, purtroppo, si può guarire. Ma ogni affanno, quello sì, si può curare.

Celeste Napolitano, lavora a diverse intensità negli ambiti dell’Editoria e della Comunicazione, vive di parole, e in lei alberga una zebra congenita che le ruggisce dentro