POLIZIA E CORONAVIRUS

Sono un vicequestore di Polizia. Ho scelto questo mestiere quando avevo 25 anni, e non me ne sono mai pentita. Terminato il corso di addestramento, nel 1990 sono tornata a Napoli, mentre era in corso una sanguinosa guerra nei Quartieri spagnoli, tra i clan Giuliano e Misso.

Ancora ragazzina, tutte le notti giravo per i padiglioni a caccia degli uomini armati che pattugliavano i vicoli di Napoli, e con quel battesimo di fuoco ho imparato a tenere sotto controllo la paura e a fidarmi della mia squadra, composta da persone tutte diverse (chi polemico, chi calmo e fedele, chi caotico), ma sempre a sostegno l’uno dell’altro nei momenti critici.

Di solito siamo abituati ad affrontare avversari visibili, evidenti, che si possono studiare per prevederne le mosse. Stavolta invece il nemico è invisibile, e non si può prevedere proprio nulla.

La Polizia però non si può fermare. Non si fermano le pattuglie nel controllo del territorio, non si fermano le indagini, le attività degli uffici, le attività antisommossa.

Sin dall’inizio della pandemia, la Squadra Mobile è stato il primo settore a dividere il personale in piccoli gruppi, rallentando le indagini ma riuscendo a tenere distanziati gli uomini così da farli lavorare senza interruzioni.

Poi è toccato al Reparto Mobile, quello dei celerini, che mantengono l’ordine pubblico nelle manifestazioni. Attualmente ci sono quasi 100 colleghi positivi… sì, perché questi poliziotti, pur con le mascherine, si spostano in gruppo nei blindati, dove il distanziamento non è attuabile.

Ogni giorno siamo esposti al rischio di contagio, ma come al solito cerchiamo di fare il nostro dovere al meglio, come medici, sanitari e tutti coloro che non possono abbandonare il territorio.

Un grandissimo conforto è dato dal fortissimo legame che ci unisce: i medici della Polizia sono quotidianamente in contatto con i colleghi malati, e nessuno è mai lasciato solo. Da poco al Frullone è stata aperta una tendopoli riservata solo alle Forze dell’Ordine, per erogare tamponi molecolari rapidi e gratuiti.

Anch’io ho avuto febbre e sintomi Covid per 13 giorni, e il supporto della squadra mi ha consentito di continuare a lavorare da casa senza crollare.

Facciamo il possibile per sostenere le esigenze della cittadinanza, che va però richiamata a comportamenti responsabili. Noi non vi abbandoneremo, ma voi non abbandonate noi, che dietro la divisa abbiamo un cuore, paure e sofferenze, e a casa una famiglia che ci aspetta.

E una famiglia ce l’ha pure Maria, la nostra voce del 113 che per anni ci ha guidato in situazioni difficili, e che a soli 53 anni il Covid-19 ha rubato al marito, al figlio e a noi colleghi.

Cara Maria, grazie da tutti noi! Ti promettiamo che continueremo a lottare per il bene della popolazione. Cos’altro potremmo fare, se non questo? 

Paola Somma, vicequestore Polizia di Stato, scrittrice

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