Prepararsi alla fusione di società, sanità e mondo digitale
Le istanze di telesanità e assistenza remota hanno cominciato a intensificarsi già prima del COVID-19. La definizione di salute digitale (Digital Health) è molto semplice: assistenza sanitaria attraverso la tecnologia, sia per i pazienti che per i professionisti medici. In pratica però la salute digitale è molto complessa, e copre un campo della scienza in repentina crescita, dai dispositivi elettronici o fotonici indossabili ai dati antropometrici e sanitari dei pazienti, dai robot alla genomica, dall’Intelligenza Artificiale (IA) ai BigData.

In estrema semplificazione, sotto il termine salute digitale sono comprese tecnologie mediche avanzate, innovazioni dirompenti e comunicazione digitale; tali campi della moderna Società della Conoscenza stanno sempre più repentinamente diventando inseparabili dalla fornitura delle migliori pratiche di assistenza sanitaria. Per recuperare il ritardo con i progressi tecnologici, la struttura dell’assistenza sanitaria deve cambiare, concependo e realizzando una trasformazione culturale e fisica dell’intero settore sanitario.
L’American Medical Association ha condotto uno studio sulle motivazioni e sulle aspettative dei medici per l’adattamento degli strumenti clinici digitali nel 2016 e nel 2019, dunque ben prima della pandemia da COVID-19, che è stata un importante detonatore per l’accelerazione delle modalità di telemedicina e salute digitale. Nonostante ciò, la ricerca ha evidenziato che ogni categoria misurata nel tempo ha mostrato un chiaro incremento delle modalità di salute digitale, concludendo che i medici hanno superato la loro resistenza all’utilizzo di strumenti sanitari digitali, e che quasi la metà degli intervistati è entusiasta delle nuove soluzioni digitali, in quanto più dell’87% ha affermato di vedere almeno qualche vantaggio negli strumenti di salute digitale. Inoltre, un numero elevato di Medici di Medicina Generale (40%) e il 33% dei medici specialisti ha visto un netto vantaggio nell’uso di modalità elettroniche legate alla propria pratica clinica.
Tra il 2016 e il 2019 le ragioni dell’entusiasmo sono cambiate: Mi permette di fornire assistenza da remoto nel 2016 era un bisogno di nicchia; invece nel 2019 è diventato un driver importante.

Aiuta a ridurre lo stress e il burn-out ha incredibilmente ricevuto una scelta simile, e nel 2019 è diventato uno dei principali motivatori nell’uso delle tecnologie digitali.
Nel 2019 quasi un medico su 3 ha usato una soluzione di telesalute in qualche sua forma; la percentuale è raddoppiata in soli 3 anni!
Mentre i medici hanno silenziosamente e per lo più inconsapevolmente portato avanti questa rivoluzione, i pazienti dal canto loro non sono stati in disparte ad aspettare: hanno iniziato a essere proattivi cercando di portare qualcosa della loro salute nelle proprie mani attraverso i mezzi tecnologici. Uno degli esempi più eclatanti del successo di un certo attivismo partecipativo è il modo in cui la comunità dei pazienti diabetici si è organizzata all’inizio di questa trasformazione digitale: hanno iniziato a sviluppare piattaforme, App e altre soluzioni online e offline, e si sono riuniti sotto la bandiera #wearenotwaiting. Ben presto l’idea è divenuta esplosiva, e oggi pionieri come ePatient Dave o Lucien Engelen stanno guidando movimenti di pazienti. Appena i pazienti hanno iniziato a percorrere la strada dell’attivismo partecipativo nella propria cura, anche le aziende farmaceutiche e i Big Pharma si sono rese conto di dover scendere nella medesima arena, e le soluzioni per la salute digitale (dai dispositivi indossabili agli organi artificiali, dalle App all’IA applicata alla genomica) hanno guadagnato credito e finanziamenti. Anche le Agenzie regolatorie hanno seguito il flusso: nel 1996 è stato approvato l’US Health Insurance Portability and Accountability Act (HIPAA), una legge che ha stabilito le politiche e le procedure per la privacy e la sicurezza riguardo ai dati sanitari personali. Nel 2001 invece, dalla FDA americana, viene approvato il GlukoWatch, il primo dispositivo di monitoraggio automatico del glucosio non invasivo.

Annarita Palumbo, architetto esperta in ciberspazi