QUEL PESO INSOSTENIBILE DI 100 GRAMMI IN PIU’
Quest’articolo nasce dal mio incontro con Francesca che ha scelto di condividere, in forma anonima, il suo trascorso con l’anoressia.
Francesca nasce in provincia di Salerno dove trascorre un’infanzia serena, giocosa. Durante l’estate dei suoi tredici anni con la famiglia si trasferisce a Napoli, un cambiamento importante accolto da Francesca con entusiasmo grazie anche al suo carattere solare, socievole… una nuova casa, una nuova scuola, nuovi amici, nuove esperienze… mille immagini e fantasie colorate correvano continuamente nei pensieri di Francesca …
L’estate tra il trasloco e la nuova stanzetta da riordinare trascorse velocemente e il calendario ad un battito d’ali segnò il primo giorno di scuola.
<<Il mio primo anno di liceo classico… l’inizio del percorso di studi che avrebbe permesso d’iscrivermi alla facoltà di lettere moderne e coronare il mio sogno dell’insegnamento… ero pronta, sicura, entusiasta nell’affrontate il primo giorno di scuola…>>
18 settembre: una data stampata tra le pagine dei ricordi di Francesca. L’ingresso in aula e le prime settimane di scuola furono <<normali>> nuovi professori, nuove materie da studiare, nuovi compagni, ma in questo specchio di routine scolaresca Francesca pian piano iniziò a percepirsi anonima, assente per le sue amiche di classe, esclusa dalle loro confidenze, esclusa dai loro incontri pomeridiani, esclusa dalle feste di compleanno. Esclusa.
Esclusa perché?
Esclusa perché considerata diversa da loro… perfette nella loro convinzione di perfezione fisica soggettiva ed assoluta …
Esclusa perché considerata grassa …
<<Mi dicevano sei grassa hai le guanciotte da bambina e la pancia a palloncino… le gambe tozze da maschiaccio e i piedi da papera… non sei magra e perfetta come noi e quindi non puoi far parte del nostro gruppo…”
Una sorta di cantilena violenta come un martello pneumatico… travolgente come un fiume in piena, ripetuta dalle compagne, che risuonava incessantemente nella mente di Francesca.
L’isolamento dal gruppo le determina l’insorgere di un malessere, di un disagio psicofisico assumendo ai suoi occhi le vesti di un problema da risolvere con urgenza e a qualsiasi costo.
<<Davanti allo specchio mi vedevo guasta e allora presi un pennello nero e disegnai dei pallini nei posti più grassi: pancia, gambe, braccia… poi scrissi una dieta da seguire e in cima al foglio con un pennarello fluorescente e a caratteri giganteschi scrissi: FRANCESCA È GUASTA… È GRASSA… HA LE GUANCIOTTE DA BAMBINA… LA PANCIA A PALLONCINO… LE GAMBE TOZZE DA MASCHIACCIO E I PIEDI DA PAPERA…
OBIETTIVO: PERDERE 16 KG IN DUE MESI>>
Convinta della sua decisione Francesca iniziò a seguire la <<dieta>>. Relativamente facile per lei ridurre i pasti poiché i genitori rientrando la sera dal lavoro ignoravano che lei dimezzasse il pranzo e saltasse la merenda. La prima settimana non accusò nessun squilibrio fisico nel perdere 2 Kg decidendo, pertanto, di mangiare sempre meno e agire in maniera più forte iscrivendosi in palestra. Un ritmo costante, energico tra dieta e sport che le permise di perdere 6.5Kg in un mese.
<<Esultai quando la bilancia segnava 6,5kg in meno… una gioia impagabile… e anche se il dimagrimento iniziava a notarsi lo nascondevo ai miei genitori indossando abiti larghi per poi cambiarmi nel bagno della scuola con vestiti che mostravano il mio nuovo corpo che prendeva forma perfetta…>>
Un nuovo corpo sempre più esile che aprì a Francesca le porte di quel gruppo di amiche da lei ambito. L’ingresso nel gruppo, la loro approvazione rafforzarono la sua convinzione di continuare a dimagrire per raggiungere e battere il suo traguardo, sebbene a tratti quel traguardo scompariva per la sua debolezza fisica che cominciava a colpirla sempre più. In questi momenti di fragilità il ricordo e la paura di riprendere i chili persi la spingevano a non mangiare.
<<Mi pesavo in modo ossessivo tre volte al giorno e se notavo anche solo 100grammi in più era un dramma esistenziale… che peso insostenibile quei 100 grammi in più! E così ogni volta che mangiavo con i miei genitori dopo andavo in bagno… tiravo lo scarico per non farmi sentire… mettevo due dita in gola e vomitavo tutto…”
L’anoressia dominava la mente di Francesca determinando una correlazione mente – cibo in cui non capiva quale fosse la causa e quale l’effetto…
L’anoressia si muoveva con il corpo esile di Francesca …
<<Nella mia testa era scattato un meccanismo strano… più dimagrivo più ero contenta anche se stavo male fisicamente… se sgarravo la mia dieta mi sentivo in colpa e stupida… non percepivo più il sapore del cibo… il solo odore mi dava la nausea…>>
Francesca aveva perso 18 kg…
18 kg persi non si possono nascondere in abiti larghi…
18 kg persi li vedi in uno sguardo spento… in un viso pallido…
18 kg persi si muovono in un corpo ossuto e affaticato…
18 kg persi si mostrano nell’assenza delle mestruazioni…
18 kg persi si esprimono in uno stato d’animo irrequieto…
<<senza rendermene conto ero caduta in un vortice che mi tirava sempre più in basso…. senza volere reagire… i miei genitori mi riportarono dal medico di famiglia che mi prescrisse le analisi e degli integratori che prendevo e poi forzatamente vomitavo …>>
Una settimana dopo Francesca svenne in palestra… pronto soccorso… esami clinici… diagnosi: anoressia nervosa… ricovero in ospedale… alimentazione con sondino gastrico… psicoterapia.
<<il periodo in ospedale fu traumatico… mi sentivo una fallita perché ora avrei ripreso tutti i chili persi… inizialmente reagii rifiutandomi di mangiare… ma poi la debolezza fisica e lo sconforto presero il sopravvento e come un automa lasciai che mi curassero… affiancata dal sostegno e dal conforto costante dei miei genitori…>>
La psicoterapia è fondamentale per il percorso di cura perché l’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare di natura psicologica. Non si può curare il fisico senza acquisire la consapevolezza che tutto inizia da una propria convinzione sbagliata, indotta o spontanea, di essere grassa… una convinzione che inizialmente vaga nei corridoi della mente fino a divenire pian piano l’unico e fisso pensiero ossessivo… una convinzione che blocca sull’uscio di una porta immaginaria imprigionati nella ricerca di un dimagrimento eccessivo… angosciante… malsano… una convinzione che trafigge non solo il corpo ma anche l’anima … e le ferite e la stanchezza dell’anima non guariscono con il riposo fisico ma con un sostegno psicoterapeutico.
<<Sono passati quasi 24 anni da quel giorno che decisi di dimagrire… l’anoressia mi ha reso emotivamente fragile ed insicura creandomi problemi nelle relazioni sociali e private, nel corso degli anni più volte, come adesso, ho ripreso la psicoterapia perché spesso ho un rapporto conflittuale con il mio corpo e un rifiuto del cibo… ho sempre la sensazione di vivere in un equilibrio psicofisico transitorio… ho ricordi forti e sbiaditi dei miei anni d’anoressia, ma un ricordo indelebile è quel peso insostenibile di 100 grammi in più !>>

AnnaMaria Fiscale: sociologa, specializzata in analisi qualitativa della ricerca sociale e in management dei servizi sanitari