di Claudia Miniero e Maria Rosaria Minieri
Femminicidio, delitto che in Italia, nei primi sei mesi del 2020, ha colpito trentacinque donne, talvolta giustificato attraverso il collegamento con il sentimento romantico noto agli esperti come Sindrome di Otello (secondo lo psichiatra inglese John Todd, 1951), e che fa riferimento al protagonista dell’omonima tragedia di William Shakespeare, nella quale il principale movente del delitto è la gelosia da parte di Otello nei confronti di Desdemona, sua amatissima sposa.

Gelosia, dal greco zelus, cura scrupolosa, è uno stato d’animo forte e caratterizzato dal desiderio di tener legata a sé la persona amata. Si tratta di una manifestazione del sentimento amoroso che i protagonisti riconoscono come componente del legame di coppia, e che può sfociare, quando esasperata, in azioni violente spinte fino all’atto estremo.
Nella tragedia di Shakespeare Otello sembra aver superato la fase della gelosia, istigata dalla maldicenza dell’invidioso Iago, tanto da ricordare con tenerezza le fasi del suo innamoramento: Ella mi amò per i tanti pericoli passati e io l’amai perché ne aveva avuto tanta pietà. …ma la gelosia è un male sempre in agguato, un mostro dagli occhi verdi che si nutre di sé stesso. (Otello, Atto III, Scena terza).
Chi ne è assalito difficilmente riuscirà a frenare l’istinto di morte che lo pervade, e che è finalizzato a vendicare l’amore tradito.

Questo è, anima mia, la cagione… non segnerò di ferita questa sua pelle più bianca della neve… ma deve morire… conserva questo aspetto quando ti avrò uccisa: e io ti ucciderò e poi ti amerò ancora. (Otello, Atto V, Scena seconda).
Come nasce la gelosia?
Quando la sensazione è quella di soffrire per un torto o un tradimento, il sentimento che ne deriva è fatto di ansia, incertezza verso sé stessi e rabbia, e può evolvere in una forma delirante nella quale, pur non avendone alcuna prova, la persona gelosa è convinta del tradimento. Questa forma di gelosia delirante può essere la spinta definitiva a commettere delitti efferati.
Secondo l’Accademia della Crusca, è femminicidio provocare la morte di una donna bambina o adulta da parte del proprio compagno, marito, padre o di un uomo qualsiasi, in conseguenza del mancato assoggettamento fisico e psicologico della vittima.
Non si tratta di un’emergenza bensì di una situazione strutturale e trasversale a culture e società diverse, a classi sociali, a fasce d’età. Trova principalmente origine nel rapporto diseguale del potere tra uomini e donne, e nella discriminazione tra i sessi.
Prendendo atto della gravità e dell’estendersi del fenomeno, in Italia il Legislatore è intervenuto con la Legge 119 del 15.10.2013 cosiddetta sul femminicidio. In attuazione di tale Legge, ma anche di alcune importanti Norme precedenti e successive fino all’attuale Legge 69 del 19.07.2019 cosiddetta Codice Rosso, sono stati assunti una serie di provvedimenti: implementazione dei Centri Antiviolenza; percorsi di sostegno a donne maltrattate; Reti intra ed extra ospedaliere (cosiddetto Codice Rosa); attivazione di numeri verdi d’ascolto; interventi socio-educativi per la prevenzione della recidiva rivolti a maltrattanti detenuti definitivi; Centri di Ascolto per uomini violenti.
Cosa altro fare?
La volontà di sopraffazione che questi atti violenti veicolano esige un lavoro attento da parte delle Istituzioni e della società civile verso una cultura del rispetto delle differenze e un’educazione ai sentimenti. Valorizzare il rispetto delle alterità attraverso l’ascolto e la comprensione dei diversi punti di vista, nonché incrementare le capacità affettive, non sono solo questioni private, dovrebbero anzi investire l’intera società, affinché il sentimento di gelosia sia leggero e si manifesti solo attraverso un atto romantico.

Maria Rosaria Minieri,Past President Ordine degli Assistenti Sociali Campania

Claudia Miniero, assistente sociale AORN Cardarelli