Tu sei la mamma, non per il tempo che stai con loro ma per la cura che dai ai tuoi figli.
Le mamme lavoratrici sperimentano nel quotidiano molte frustrazioni e provano un senso di colpa deontologico perché temono di non riuscire a seguire la crescita dei figli come dovrebbero (e vorrebbero). Questo senso di colpa potrebbe essere il prediettore di un disturbo d’ansia. In letteratura è noto che la psicopatologia materna è il fattore di mantenimento di molti disturbi cognitivi e emotivi dei bambini.
Se facciamo una semplice ricerca nel web le mamme lavoratrici condividono di continuo molti “meme”, ossia i contenuti digitali umoristici con foto, nei quali mostrano la stanchezza e l’incapacità di gestire oltre ai ritmi lavorativi quelli della gestione familiare. Anche i dati Istat testimoniano che la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita familiare risulta difficoltosa per più di un terzo degli occupati (35,1%) con responsabilità di cura nei confronti di figli. Spesso si trasformano in mamme equilibriste nel tentativo di conciliare il lavoro e la famiglia, e i loro diritti-bisogni sono inascoltati dalle normative italiane vigenti, che non le supporta.
Basti pensare che dal 1° settembre 2022, le donne lavoratrici non potranno usufruire neanche più dello smart working che ha aiutato molte famiglie nella pandemia: Non c’è più nessuna proroga dello smart working per l’emergenza pandemica e si torna all’ordinario, infatti ultima proroga dello smart working semplificato è stata prevista dal decreto legge n. 24/2022, che con l’articolo 10 ha disposto il rinnovo fino al 31 Agosto. Questa è solo l’ultima batosta in una società che costringe molte donne italiane a ritirarsi dal lavoro appena hanno un figlio. La quasi assenza di scuole pubbliche a tempo prolungato, le vacanze estive che durano tre mesi per gli scolari a fronte delle 3 settimane di ferie dei genitori, l’assenza di aiuti per ricevere permessi e part time fanno sì che una famiglia si sente sola nell’affrontare la quotidianità.

Se non supportate dai nonni spesso le famiglie vivono un carico di stress insostenibile che costringe molte donne a ritirarsi dal lavoro. Dagli ultimi dati Istat in Italia a rinunciare al lavoro spesso sono soprattutto donne con un titolo di studio alto.
A sostegno di tutte le mamme lavoratrici arriva ora uno studio del Journal of Family Psychology, secondo il quale le donne che seguono meglio i figli non sono le casalinghe, ma le lavoratrici part-time.
I ricercatori del North Carolina per 10 anni hanno seguito 1.300 donne e mamme. E dallo studio risulta che le mamme che lavorano per mezza giornata riescono ad occuparsi sia del lavoro che dei figli, senza togliere troppo tempo a nessuno. Un connubio perfetto, insomma. A cui lo stato dovrebbe adeguarsi poiché la famiglia è il nucleo principale della società.
Come è intuibile il lavoro part-time per una mamma lavoratrice è l’ideale poiché una donna che ha deciso di diventare mamma non deve sacrificare in nome della famiglia i duri anni di studio e/o l’indipendenza economica che il lavoro produce. Inoltre rappresenterebbe un aiuto importante per tutto l’equilibrio familiare, perché nella gestione dei figli specialmente nei primi anni di vita, la mamma rappresenta il perno principale per la maturazione affettiva del piccolo. Una mamma spesso stanca e insoddisfatta non è una risorsa per il sistema familiare soprattutto perché è a rischio di sviluppare una psicopatologia.
Per limitare lo stress sarebbe utile che una mamma facesse un’accurata pianificazione settimanale degli impegni lavorativi e familiari, prendendosi un momento per immaginare nei giorni a seguire gli impegni da svolgere per la gestione dei tempi lavorativi e delle cure del bambino. Oltre a gestire mentalmente o concretamente l’agenda della mamma lavoratrice, lei deve spostare il proprio focus attentivo, non focalizzandosi solo su tutte le cose che non è riuscita a fare ma su tutte le cose che nonostante gli imprevisti ha portato a termine così da abbassare la frustrazione e il senso di colpa e aumentare in lei il livello di consapevolezza e autoefficacia.
Inoltre ogni mamma deve capire che non viviamo più nella cultura patriarcale dove la madre era sintomaticamente destinata a sacrificarsi per i suoi figli e per la sua famiglia, in quella società anticamente era la madre della “disponibilità totale”, dell’amore senza limiti. Anche perché quando questo sacrificio non è rappresentato da una scelta individuale, ma da esigenze esterne si incorre in un forte rischio quello che la maternità non rappresenti più un desiderio raggiunto, ma un attentato anche sociale al proprio essere donna o professionista. Lungo andare questo senso di frustrazione potrebbe maturare nella donna una rivendicazione della propria assoluta libertà e autonomia dai figli, come testimoniano molti tristi fatti di cronaca anche recenti.
I tempi cambiano e in questa società nevrotica e frenetica una mamma equilibrista-lavoratrice può solo imparare a capire che non è la quantità del tempo ma la qualità del tempo trascorso insieme alla famiglia che deve alimentare il vicendevole scambio emotivo che c’è tra la madre e il bambino. Scambio che arricchire la propria vita. La madre consapevole deve adottare tutte le strategie possibili per ridurre lo stress e il senso di colpa poiché nonostante la società la ostacoli lei ha deciso di essere una mamma.

Raffaela Cerisoli, Psicologa e dottore di ricerca in Scienze della mente, A.O. dei Colli, Ospedale Monaldi.