UNA VITA VISSUTA A META’

Questo articolo non avrà la linea classica di una tematica argomentata, narrerò di Mario che ha deciso di condividere in forma anonima la sua vita.

Mario aveva quattordici anni quando iniziò a percepire che i suoi pensieri erano distanti da quelli dei suoi coetanei. Frequentava il liceo con una media sufficiente per la promozione e trascorreva i pomeriggi con gli amici. Viveva la vita di un adolescente di provincia, figlio di un padre impiegato e di una madre casalinga.

 Il suo primo turbamento l’ha vissuto quando notò l’iniziare dei cambiamenti del suo corpo. Non era più un bambino, stava diventando un ragazzo … un uomo, ma non riusciva a vivere la sua metamorfosi naturale con serenità. Confuso, troppo piccolo per capire la motivazione della sua inquietudine pensò fosse solo la paura di crescere comune a tutti…  

Mario aveva diciassette anni quando ad una festa di compleanno, ballando con un’amica, abbracciandosi sfiorarono in un bacio. Quella sera iniziò la sua prima storia d’amore. Dopo un anno ebbero il loro primo rapporto sessuale. Fu un’esperienza bella, ma nel contempo provò una sensazione di vuoto che non capiva …

 Laureati si sposarono, qualche anno dopo nacque il primo figlio e in seguito una bambina. Agli occhi di tutti sono una famiglia perfetta, con le loro difficoltà genitoriali, ma nulla che non rientri in una normalità familiare.  

Mario ama sua moglie e i suoi figli più della sua vita, ma nel suo intimo continua ad albergare quell’ inquietudine nata quando aveva quattordici anni e cresciuta con lui… dentro lui…

Oggi conosce il nome della sua inquietudine … si chiama omosessualità.

Mario l’ha scoperto, l’ha capito, anzi ne ha avuto conferma a trentasette anni, durante un viaggio di lavoro, quando un collega lo guardò con occhi particolari e lui non respinse il suo sguardo… ne fu estasiato.

Con lui conobbe un nuovo significato dell’amorel’amore completo.

 Il loro rapporto durò qualche mese tra incontri nascosti e mille bugie raccontate a sua moglie; poi prevalse l’amore per la sua famiglia, il senso di colpa …  e troncò quella frequentazione.

Soffrii molto… quel giorno Mario scoprì cosa e quanto sono laceranti le pene d’amore.

 La vita correva velocemente, non poteva distrarsi, doveva resettare i suoi sentimenti per il collega e tornare ad essere, con assoluta dedizione e attenzione. marito e padre.

 Mario crede che il benessere della propria famiglia sia e debba essere superiore a ogni desiderio, bisogno, di un genitore.

La constatazione della sua omosessualità e l’impossibilità di viverla determinarono in lui un ulteriore significativo squilibrio interiore che andava a scontrarsi con desideri, esigenze che prima non conosceva o che, forse, non ascoltava, ignorava … perché negare è più semplice. La sua amica/nemica inquietudine, non era più vivibile e ricorse alla psicoterapia.

Il percorso d’analisi l’ha aiutato a raggiungere un equilibrio sufficiente da permettergli d’essere un marito e un padre sempre presente e attento per la sua famiglia.

Nel corso degli anni si è fortificata la sua decisione di tutelare i propri cari da un suo coming out perché li esporrebbe a un circuito iniquo di scherni e cattiverie.

 Oggi i suoi figli sono ancora incapaci di gestire il pregiudizio, l’ignoranza, la perfidia che colpiscono il mondo omossessuale; quando saranno maturi e forti da poter capire e vivere la sua omosessualità con serenità si confiderà con loro.

 Fino a quel giorno Mario continuerà a vivere la sua vita a metà.”

Sono trascorsi quasi due anni e mezzo da quando Mario mi ha raccontato la sua vita; ancora oggi sceglie di non dichiarare la sua omosessualità. Continua ad essere un marito e un padre esemplare, un impiegato modello e un amico sempre disponibile con tutti senza giudicare nessuno per le proprie scelte di vita.

Vive la sua vera sessualità di nascosto, racchiusa nei suoi sogni di libertà d’amare.

L’istinto di protezione e l’amore per la sua famiglia prevalgono ai suoi desideri. Mario è consapevole che un suo coming out creerebbe squilibri emotivi ed esistenziali ai suoi familiari nel contesto socio culturale in cui vivono.

 Nel corso dei secoli l’amore è sempre stato decantato e insegnato come universale e non collocabile in una determinata forma espressiva, eppure ogni volta che si parla d’amore tra due donne o due uomini, sovente, s’irrigidiscono i volti e i toni si alterano con un bofonchiare continuo di sottofondo… perché sebbene viviamo in un’epoca  votata al continuo progresso mentale e tecnologico nonostante gli omossessuali abbiano, finalmente e giustamente, ottenuto dei propri diritti nella società… ancora oggi sono vittime di forti polemiche, di pregiudizi, di violenze verbali e fisiche.

Erich Fromm sottolinea: “Amare è un’arte che non si può insegnare. Ogni tentativo d’amore è destinato al fallimento senza uno sviluppo attivo della propria personalità, non può esserci amore senza fede e coraggio. La capacità e l’intensità d’amare non dipendono dalle preferenze sessuali di una persona, ma dalla purezza e dall’altruismo del sentimento che si prova. L’amore è un sentimento attivo e soprattutto dare e non ricevere”.

Mario rinunciando a vivere liberamente la sua omosessualità per tutelare la sua famiglia, testimonia l’espressione più eletta e pura dell’amore.

Condannando il sentimento tra due uomini o due donne l’amore viene vincolato in limitazioni, ingabbiamenti, negazioni imposte dal contesto socio culturale e peggio ancora dalle maldicenze.

Non è l’omosessualità a dovere essere condannatama l’amore offensivo, persecutorio, possessivo, violento, assassino!

Libertà e amore sono una cosa sola

Novalis

AnnaMaria Fiscale: sociologa, specializzata in analisi qualitativa della ricerca sociale e in management dei servizi sanitari

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