Al termine della Seconda Guerra Mondiale un gruppo di ebrei ultraortodossi Hasidici del movimento Satmar si trasferisce nel quartiere di Williamsburg, a Brooklyn, New York, con lo scopo di ricostruire la comunità ebraica dopo la perdita di sei milioni di anime.
Oggi il gruppo newyorkese rappresenta la comunità Satmar più cospicua: Wikipedia la stima in circa centocinquantamila membri, altre fonti parlano di circa trecentomila persone, con tutto ciò che il crescente nuovo antisemitismo comporta. Il numero è però destinato a crescere, poiché le donne sono costrette a sposarsi giovanissime e ad assolvere il principale compito nella famiglia, quello di far figli (nel numero anche di dieci), vivendo in stato di semi-segregazione, di sottomissione al marito e ai suoi parenti, lontane da svaghi moderni anche minimi, come guardare la TV, andare al cinema, ballare.
Dai tempi dello strepitoso Yentl, protagonista Barbra Streisand, in cui una donna ebrea si traveste per studiare la Torah, pentateuco della Bibbia che nella cultura ebraica è precluso alle donne, il portale Netflix ha recentemente dedicato molto spazio a una cultura ancora poco conosciuta.
Unorthodox, Shtisel, il documentario One of Us, descrivono la vita a New York della comunità ebrea Chassidica più grande al mondo. Per strada, alla fermata della Metro, si vedono passare gli uomini con il lungo rekel(pastrano nero) gli ingombranti shtreimel (cappellacci alti dai tradizionali lunghi boccoli), i payot che già i bambini iniziano a far crescere davanti alle orecchie, insieme alle lunghe barbe.
Anche le donne sembrano bambole tutte uguali, con capigliature e tagli simili perché indossano parrucche in quanto non possono offendere Dio scoprendo i capelli né mancare verso di Lui in decoro, quindi portano gonne rigorosamente al ginocchio, scarpe senza tacco, e camminano a distanza dagli uomini finché non si sposano, e a quel punto trascinano due o tre marmocchi insieme al marito, parlando con lui sommessamente e solo in Yddish.
Il più grande principio di fede del popolo di Dio si fonda sull’immutabilità della Legge di Mosè e dei Comandamenti. La Legge è stata scritta da Dio in persona, quindi nulla va mutato nel tempo né nella preghiera né nelle tradizioni e nella struttura della famiglia, che mantiene la primigenia forma patriarcale.
Consiglio a tutti la visione di questi programmi, che mostrano in modo toccante la vita difficile delle donne e i tentativi per uscire dall’isolamento e dalla depressione. Depressione che portò la cinquantenne Esty Weinstein al suicidio, dopo aver scritto il libro Esaudisco il suo volere.

Protagonista della storia è una ragazza che, appena diciottenne, per volere della famiglia sposa un uomo incontrato solo due volte. Secondo le regole ortodosse, il marito non la chiamerà mai per nome ma con un sibilo, come si fa con i gatti. Non potrà toccarla direttamente, quindi per passarsi un bimbo dalle braccia dovranno prima appoggiarlo sul letto, così che il marito possa prenderlo da solo. In auto la moglie dovrà sedere sul sedile posteriore. Come stabilito dai rabbini, gli incontri sessuali saranno solo due al mese.
I rabbini Hardin proibiscono il servizio militare e ogni lavoro continuativo e faticoso che distolga dallo studio della Legge. Vietano la conoscenza di matematica, storia e lingua inglese, la lettura di giornali occidentali, la televisione e i cellulari con Internet.
Quindi le protagoniste di queste produzioni, intrappolate in ruoli rigidamente definiti dalle tradizioni, sopravvivono organizzando la vita familiare o fuggono all’estero per raggiungere la libertà, allo stesso modo di islamiche, indiane, delle donne del Meridione, di tutte quelle che hanno tentato di sfuggire alla morte procurata da uomini inferociti dal senso di possesso.
Shalom o Shalam… non c’è grande differenza tra l’espressione ebraica e quella musulmana. Entrambe significano Che la pace sia con te.
Quale pace?
Quella che tuttora spetta solo a un mondo di uomini.

Paola Somma, vicequestore Polizia di Stato, scrittrice