Forcella è un quartiere del centro storico di Napoli, vicino via Duomo, tra Spaccanapoli e corso Umberto I, nato circa 2.300 anni fa ad opera dei Greci che, approdando sulla costa nella città di Partenope, costruirono un antico decumano, i cui resti tutt’oggi insistono sotto la città.
E’ quindi una delle più antiche strade di Napoli, così chiamata perché al termine d’un rettilineo, lungo il quale vi è Porta Nolana, si diramano altre due strade che si aprono a V, ricordando sia la forma d’una forcina o d’una forca sia quella della lettera Y.
Ma la lettera Y, o ipsilon, è principalmente l’emblema della scuola pitagorica che un tempo aveva sede proprio da quelle parti, conosciutissima per la sua eccezionale tradizione esoterica.
Con la forcella, un tempo, si catturavano le serpi. La leggenda narra che sia stato dato questo nome alla zona a causa d’un rito propiziatorio compiuto da Virgilio, per allontanare i rettili che, a quel tempo, infestavano la zona.
Virgilio, nato a Mantova nel 70 a.C., arrivò a Napoli quando aveva ventisei anni, e non è ricordato solo come poeta, ma come mago-alchimista, anche per la sua adesione alla scuola neopitagorica, incentrata sullo studio dell’alchimia e sulla reincarnazione come purificazione dell’anima che si incarnava nuovamente in un corpo per espiare una colpa.

Prima dell’attuale Porta Nolana vi erano inoltre delle mura molto più antiche e un’altra porta, chiamata Ferrea. Ed è esattamente in quel luogo che il nostro sommo poeta, dopo aver catturato una serpe velenosa, l’avrebbe uccisa e seppellita sotto il manto stradale, ripetendo così un’antichissima usanza che vuole che il dio, rappresentato dal rettile, venga imprigionato nel punto dove l’animale viene sepolto, divenendone forzatamente il guardiano e il protettore.
Da quel momento, sia per il rito, sia per la funzione esorcistica della lettera Y, non solo le serpi ma nemmeno i vermi furono più visti nella zona.
La lettera Y è però anche un antichissimo simbolo religioso associato all’Albero della Vita e che, quindi, evoca un universo in continua rigenerazione e ascensione verso stati spirituali superiori.

L’albero ricorda il rapporto coi tre mondi: quello sotterraneo, per le sue radici; quello terrestre per il suo tronco, e quello celeste per i suoi rami e le sue fronde. Ancora oggi, vicino a Forcella, vi è il Vico della serpe, in memoria dell’esorcismo fatto da Virgilio e delle tradizioni culturali del tempo.
Con l’avvento del Cristianesimo ovviamente questo culto passò subito a quello della Madonna che schiaccia la serpe sotto i piedi e le fu dedicata una chiesa che si chiama ancora oggi Santa Maria d’Agnone, o del serpente.
Si racconta che ai due lati dell’antica Porta Ferrea Virgilio avesse posto anche due teste, l’una ridente e l’altra piangente. Chi per caso varcava quella porta passando per il lato destro, dov’era la testa ridente, riusciva in ogni sua impresa, mentre chi passava dal lato sinistro, dov’era la seconda, andava incontro a un continuo insuccesso.
Altra particolarità del quartiere è la presenza di una pietra denominata Cippo, di forma circolare, forse appartenente all’antica cinta muraria greca o ai resti della porta Herculanensis, rinvenuta durante i lavori del Risanamento di fine ‘800 e l’apertura di via Pietro Colletta. Nel dialetto napoletano, per indicare una cosa o un accadimento molto vecchi, si usa dire s’arricorda o’ cipp a Furcella.
Forcella è un quartiere caratterizzato da molte contraddizioni. La Regina Giovanna II di Napoli e molti altri nobili si trasferirono qui, apprezzandone il contesto storico e urbanistico.

Vittorio De Sica girò a Forcella il primo episodio del suo celebre film Ieri, oggi e domani con cui vinse l’oscar come miglior film straniero nel 1965. Ispirato a una storia vera, Adelina (Sofia Loren), contrabbandiera di sigarette, per evitare il carcere si faceva mettere continuamente incinta dal marito (Marcello Mastroianni).
Fra gli anni ’70 e inizi ’90 il quartiere fu noto per storie di camorra e sede delle varie generazioni del clan Giuliano. Qui sono ambientate le puntate della serie televisiva Gomorra sulla criminalità organizzata partenopea e la paranza dei bambini, stese e pizzo.
A Forcella, a piazza Crocelle ai Mannesi, nel settembre 2015 lo street artist Jorit ha dedicato il murales Gennaro al santo patrono di Napoli, in versione contemporanea, ispirandosi al volto di un operaio.

Carlo Negri, esperto di marketing farmaceutico e comunicazione in Sanità